Posta così, la domanda chiede di esprimere un giudizio sulla fede della Chiesa cattolica e di quella dei cristiani di altre confessioni. Forse, è un po’ troppo.
Credo che una risposta sia proponibile se ci poniamo nella prospettiva di chi accetta la possibilità di comprendere e dire la fede in modi diversi. Sulla questione dell’eucaristia pesa ancor oggi un passato in cui, tra cristiani, non ci si è più intesi sul modo di capire ed esprimere la verità della “presenza” di Cristo nell’eucaristia. Ancor oggi pesa l’uso di vocaboli e di concetti che, se assolutizzati, faticosamente esprimono la verità del mistero del dono peculiare dell’eucaristia. Con il Concilio Vaticano II, noi cattolici siamo stati invitati a riscoprire il senso ampio della metafora “corpo di Cristo”: essa non indica unilateralmente l’ostia o il corpo fisico di Cristo, ma – nel senso ampio della Scrittura e dei Padri – anche della Chiesa. Il passaggio è significativo, in quanto ci suggerisce il motivo per cui i cristiani si accostano al sacramento dell’eucaristia: non solo per “fare la comunione” (e rispondere così a un bisogno interiore e personale), quanto piuttosto perché essi siano radunati visibilmente in liturgia e siano trasformati loro nel sacramento del corpo di Cristo. E ciò avviene non per se stessi, ma per tutti quegli uomini e donne che ancora attendono di incontrare Cristo e il Vangelo. La trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo è finalizzata alla trasformazione dei credenti nel corpo di Cristo che è la Chiesa. È su questo senso ecclesiale dell’eucaristia che il mondo protestante è più critico. Noi cattolici siamo chiamati a comprendere che l’eucaristia non è solamente il “sacramento della presenza” quanto piuttosto il sacramento di Colui che si fa ed è presente nella Chiesa. La verità di questo presente – il “davvero” della domanda di partenza – non è dimostrabile scientificamente, né comprensibile solo in concetti e parole umane, ma è senz’altro accessibile per la sola fede, ed è testimoniabile nella vita di quei cristiani che si lasciano plasmare dalle parole e dai gesti dell’eucaristia.
