Per un ragazzo delle scuole superiori si tratta quasi sempre delle prime esperienze di volontariato ed è un dono prezioso da saper cogliere quello della sua volontà di mettersi in gioco.
Con l’avvicinarsi della fine della scuola, nelle nostre parrocchie si iniziano ad annunciare come imminenti i campi estivi, spesso chiamati anche Grest (Gruppi Estivi). Sono iniziative lodevoli e ormai assai collaudate in molte diocesi dove spesso viene preparato un canovaccio su cui elaborare i giochi di intrattenimento e le varie attività. Una sorta di ambientazione, storica, letteraria o fantastica che faccia da fil rouge per tutto il periodo del campo e che permetta di offrire ai ragazzi partecipanti un’esperienza completa e che rimanga nella loro memoria con un buon successo educativo. Se, dunque, questo è il tempo delle iscrizioni, di solito per ragazzi delle scuole elementari e medie, è anche il tempo in cui si cercano quei giovani non di molto più grandi che possano cimentarsi come animatori. Si verifica puntualmente che i Grest meglio riusciti danno soddisfazione e sono fruttuosi non solo per gli utenti, ma anche appunto per tutti quelli che si sono messi a disposizione per fare un servizio.
Vi è una fase di organizzazione iniziale molto preziosa e basilare che è quella delle iscrizioni, ma poi è quando si entra nel vivo delle attività che i giovani animatori possono mettere in campo le loro attitudini e sensibilità. Per un ragazzo delle scuole superiori – di solito è questo il target – si tratta quasi sempre delle prime esperienze di volontariato ed è un dono prezioso da saper cogliere quello della sua volontà di mettersi in gioco. In ciò il ruolo delle famiglie è fondamentale. In particolare ai genitori è chiesto di fare un discernimento attento di cosa sia il bene per i loro figli. Talvolta può prevalere un atteggiamento prudenziale e in fondo un po’ egoistico che non spinge i propri ragazzi a rendersi disponibili e magari a dare la precedenza a un tempo di svago più libero – ma anche più vuoto ed individualistico – a ridosso della fine dell’attività scolastica. È, invece, in queste occasioni che si vede se una famiglia è aperta e disponibile a farsi carico di bisogni che sono fuori di essa. Fare rete in tali circostanze con altre famiglie della comunità parrocchiale è qualcosa di molto fecondo che rende visibile la possibilità di un aiuto reciproco e di una crescita di tutto il tessuto che compone una parrocchia. Spesso durante i Grest si offre un pranzo ai ragazzi spesso cucinato dalle stesse famiglie dei ragazzi e degli animatori. Questi ultimi anche solo rendendosi disponibili a servire ai tavoli i più piccoli si educano a un gesto di servizio fraterno ed umile che non può che forgiare il carattere di chi lo compie e restare nel cuore di chi lo riceve. Vi sono poi i giochi in cui le abilità e la sportività degli animatori può sbizzarrirsi in più direzioni, così come nella conduzione dei balli di gruppo e dei canti che spesso divengono dei piccoli inni-tormentone da ripetersi in cerchio gioiosamente.
Mettersi a disposizione come animatore di un Grest è un primo passo verso altre disponibilità che richiedono una preparazione maggiore come quella, per esempio, di affiancare i catechisti dell’iniziazione cristiana. Si tratta quindi davvero di una palestra da non lasciarsi sfuggire. Una squadra di animatori che viva con entusiasmo il suo servizio svolge un’attività preziosa in cui può crescere molto l’affiatamento che spesso si riversa nella coesione di un gruppo di coetanei che può poi svolgere iniziative in più al di là di quelle per i più piccoli. È un patrimonio di unità che fa sprigionare la gioia di stare insieme e avere degli ideali comuni. Un terreno fecondo su cui spargere i semi della Parola di Dio nelle generazioni di chi sarà adulto dopo di noi e sarà chiamato a non spegnere la fiamma della speranza in un mondo di pace e fraternità.