«Il contenuto generato dall’Ia potrebbe non essere corretto» Questa dicitura viene correttamente riportata nei file di testo, immagine o video “generati” dall’intelligenza artificiale. Da pochi anni abbiamo a che fare con una tecnologia che è in grado di realizzare in pochi secondi complessi processi mentali di analisi, di sintesi e anche di immaginazione. Quello che per un essere umano richiede anni e anni di studio, di interrogazioni e di verifiche oggi appare improvvisamente superfluo. Come comportarsi di fronte a un simile “prodigio” tecnologico? Quali immense sfide educative ed etiche pone? Nel passato il cristianesimo si è confrontato con il marxismo, poi, in tempi più recenti con la globalizzazione e la sua crisi, con il fondamentalismo di matrice religiosa e oggi con i sovranismi. I cambiamenti tecnologici non hanno mai rappresentato una sfida di questa portata. L’avvento dell’intelligenza artificiale sta cambiando le regole del gioco. Come ogni nuova tecnologia, l’Ia presenta grandi opportunità, ma anche limiti e rischi. «L’Ia dovrebbe essere utilizzata solo come uno strumento complementare all’intelligenza umana e non sostituire la sua ricchezza», ricorda il documento Antiqua et nova (n. 112). L’uso del condizionale è d’obbligo, perché l’uomo rimane libero di coltivare o meno quella “vera sapienza” che viene da un cuore aperto all’azione dello Spirito, capace di un uso responsabile della razionalità e della tecnica. L’intelligenza artificiale cambierà davvero “tutto”? Dipenderà da che uso ne facciamo. A partire da come ne parliamo. Possiamo, ad esempio, “relazionarci” con i dispositivi digitali così come ci relazioniamo con gli umani come noi? I documenti ufficiali della Chiesa invitano alla prudenza. Come esseri umani siamo “animali relazionali”, non riducibili a dei “dati”, ma tutte le informazioni che consegniamo al mondo digitale possono essere usate e diventare strumento di controllo sulle persone e sulle coscienze. Persino sull’espressione della fede. L’Ia sta cambiando il modo di fare la guerra. Cambierà anche il nostro modo di costruire una società più giusta?