«La Regione approvi subito una legge sull’auto recupero delle case sfitte». È la proposta lanciata da Elena Ostanel, consigliera regionale del gruppo Il Veneto che vogliamo, nel corso dell’incontro del 25 giugno con i residenti del quartiere Palestro, a Padova. La scelta di lanciare l’idea proprio nel capoluogo patavino è simbolica, dal momento che la città ha una grande “fame” di abitazioni (specie per gli studenti universitari) ma detiene un record negativo di alloggi popolari disabitati perché necessiterebbero di ristrutturazioni costose. Ma la Regione, attacca Ostanel, «non ha stanziato un solo euro per recuperarli». La quale aggiunge: «In Veneto ci sono 7.486 alloggi di proprietà delle Ater che risultano sfitti, pari a oltre il 20 per cento del totale. Solo nella provincia di Padova gli alloggi vuoti sono 1.506: un patrimonio che decade nell’abbandono della Regione mentre più di diecimila famiglie aventi diritto sono in attesa di un tetto. Secondo i nostri calcoli, basati sui dati Ater, servirebbero centinaia di milioni per rimettere in funzione tutti gli alloggi sfitti regionali. Ma si può partire subito con una misura più accessibile: il recupero dei circa 1.500 alloggi che necessitano di interventi più leggeri, circa 15-20 milioni di euro complessivi ovvero 3-4 milioni l’anno per cinque anni». Sulla stessa linea anche l’assessora alle politiche abitative del Comune di Padova Francesca Benciolini, presente all’incontro in via Palestro: «Se Ater è un ente regionale e se la Regione non investe, di fatto costringe l’ente a vendere una parte di alloggi per ristrutturarne altri. In questo modo, un po’ alla volta, i quartieri come via Palestro si spopolano, con conseguenze negative sul tessuto sociale. Ater ha iniziato a recuperare una parte degli alloggi ma i tempi sono lunghi, si andrà almeno al 2028 e attualmente stanno soltanto rimuovendo l’amianto che è stato trovato. La proposta di dare alcuni appartamenti ai privati per l’auto recupero sarebbe interessante e potrebbe velocizzare le ristrutturazioni ma serve una norma regionale perché l’assegnazione di alloggi appartenenti al patrimonio Erp (Edilizia residenziale pubblica, ndr) è vincolata alle graduatorie. Chi è più in alto, spesso è anche più fragile e quindi non ha la possibilità di ristrutturare. Poi, bisognerebbe arrivare ad accordi pubblico-privato, allo stato non fattibili; ma se approvassimo una legge come la Regione Emilia Romagna, le cose cambierebbero». L’assessora cita questo paradosso: «Da un lato Ater vende immobili per ristrutturarne altri, dall’altro lato la Regione fino al 31 dicembre 2024 oltre a non erogare fondi tratteneva lo 0,4 per cento dei canoni e lo disperdeva nel bilancio regionale. Serve un piano di investimenti per salvare i quartieri dallo spopolamento, dal degrado e dare risposte a chi ha bisogno di una casa». Critiche analoghe provengono da chi nel quartiere ci abita e da anni segnala i problemi dell’edilizia pubblica come Mattia Boscaro, portavoce dell’associazione Quadrato Meticcio: «Nel 2021 sono stati stanziati complessivamente 7 milioni di euro per ristrutturare 45 appartamenti. Le famiglie residenti sono state quindi trasferite ma 21 avevano un contratto Ater-privato, per cui si è trovato un accordo per individuare altri alloggi, in parte in zone vicine, in parte altrove. Le altre 24 famiglie dovrebbero invece tornare, perché erano assegnatarie di Erp in base all’Isee, ma i tempi si stanno allungando. Quello che noi denunciamo è la situazione di abbandono, degrado ed emergenza sanitaria». Ma l’appello di Boscaro e degli altri residenti non si ferma alla denuncia, bensì rilancia con una proposta: «Questa è solo la punta dell’iceberg, nel raggio di 500 metri quadrati ci sono 150 alloggi vuoti, ci sono esercizi commerciali in sofferenza, i quartieri si stanno spopolando. Lo vediamo per esempio nelle scuole, le due primarie che abbiamo non riescono a fare due classi prime, si andrà verso un’unica classe prossimamente. Una delle proposte che lanciamo è quella dell’auto recupero: chi investe nella sistemazione di un appartamento riceve uno sconto per tot anni nel canone d’affitto. Sappiamo che attualmente non è fattibile ma ci battiamo perché la Regione possa approvare una legge ad hoc».
Alle accuse di ritardi e di scarsi investimenti ribatte la stessa Ater tramite il presidente di Padova Tiberio Businaro: «Per quanto riguarda via Palestro i lavori stanno procedendo come le normative prevedono, ci sono delle procedure che vanno rispettate. Inoltre c’è stata un’occupazione degli alloggi che si è protratta, per cui fino a che non abbiamo avuto la possibilità di entrare nelle case i lavori non sono iniziati». In merito alle risorse, il presidente segnala che «mano a mano che arrivano noi investiamo nel recupero, ma non posso non segnalare che a fronte di canoni di 110-120 euro al mese che entrano, il Comune di Padova ci sta chiedendo l’Imu sugli immobili come se fossero seconde case. Dal 2017 al 2023 ci è stato chiesto di pagare la tassa sui nostri alloggi, e dal 2023 anche su quelli sfitti. Ciò equivale a 5,5 milioni di euro all’anno solo per Padova, una cifra che ci ha costretto a creare un fondo accantonamento nel bilancio che, di conseguenza, è risultato in perdita di 15 milioni. Noi non stiamo pagando, c’è un contenzioso e finché non si arriverà alla Cassazione le somme resteranno congelate. Sottolineo però che se il Comune azzerasse l’Imu, e può farlo, noi potremmo utilizzare parte di questo fondo per le ristrutturazioni».