«La Regione Veneto fa molto, ma non abbastanza. Abbiamo chiesto 85 milioni di euro per il triennio 2024-2026. Ce ne hanno erogati 55. Insomma, per la sostenibilità del sistema ne mancano 30: dieci all’anno. Il che vuol dire 1,80 euro al giorno pro capite, poco più del costo di un caffè. A questo punto cosa dobbiamo dire ai nostri utenti: non vi diamo più il primo o il secondo? Oppure spegniamo l’aria condizionata? Se non ci facciamo sentire, non è affatto sicuro che in futuro siano garantiti i servizi alla persona che oggi diamo per scontati». Così Roberto Baldo, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Veneto, riassume la situazione di difficoltà in cui versa il privato sociale in occasione della presentazione, giovedì 24 luglio a Padova, di una lettera-appello alla politica in vista delle elezioni regionali del prossimo autunno. Il documento Agenda sociale 2025-2030, articolato in cinque punti, si rivolge ai candidati, ai partiti e alle coalizioni che si misureranno nella sfida per gli scranni di Palazzo Ferro-Fini. Confcooperative lo ha presentato insieme ai vertici di Anffas, Legacoop e Uneba, che operano nei settori della disabilità, della salute mentale, della terza e quarta età, dell’infanzia e dei minori. Le quattro organizzazioni rappresentano in Veneto 680 enti associati e oltre 50 mila addetti. Sul versante della disabilità offrono servizi a oltre 12 mila utenti (e alle loro famiglie); nel campo della salute mentale hanno in carico 2.300 persone. «Noi – ha puntualizzato Giulia Casarin, responsabile del settore sociale di Legacoop Veneto – abbiamo deciso d’investire sul capitale umano. Ma vogliamo fare di più per la soddisfazione di un crescente bisogno di sociale. Siamo consapevoli che il sistema di welfare è complesso; chiediamo pertanto alla politica di essere un orecchio attivo e ricettivo».
Per Graziella Lazzari, presidente regionale dell’Anffas, «bisogna uscire dal mondo ingessato delle unità di offerta. Ai nostri utenti dev’essere proposto un progetto di vita personalizzato. Non possiamo pensare di affidare un diciottenne disabile a una comunità alloggio e che lì ci passi tutta la vita. Così è importante che i nostri ragazzi imparino un lavoro e che facciano sport. Magari non andranno alle Paralimpiadi, ma faranno sicuramente un’esperienza formativa». Francesco Facci, presidente di Uneba Veneto, ha sottolineato il problema del personale: «Se uno non ha i soldi, magari prova a chiederli in banca. Ma se non ci sono operatori per le case di riposo, dove vado a trovarli? Proprio per questo è nato il progetto Zefiro, che permette il reclutamento all’estero di tecnici di infermieristica. Fin qui è stato possibile far arrivare una ventina di operatori dal Perù e un’altra ventina dallo Sri-Lanka. Certo, una goccia nell’oceano, ma bisognava partire. Anche il percorso per il riconoscimento dell’equipollenza dei titoli professionali è lungo e poi bisogna trovare gli alloggi per chi viene a stabilirsi nel nostro Paese. Già è difficile trovare case per gli italiani». L’appello del privato sociale naturalmente si rivolge alla politica, ma anche ai cittadini, che sono chiamati ad alzare la voce e a difendere servizi di qualità. Da qui alle elezioni gli enti si faranno sentire attraverso una campagna di comunicazione. A ottobre, poi, è in preparazione un evento pubblico, aperto al contributo di famiglie e operatori (che chiedono contratti dignitosi), al quale saranno invitati i candidati alla futura presidenza della Regione del Veneto.