Iniziò con il “botto” il 28-29 marzo 2010: in quell’occasione il successore del forzista Giancarlo Galan, sostenuto da Lega Nord, Popolo della Libertà, Alleanza di Centro-Dc, portò a casa 1.528.386 voti, pari al 60,15 per cento, spalancando le porte di Palazzo Ferro-Fini a 37 consiglieri su 60.
Dopo quindici anni e mezzo, il 23-24 novembre (l’ultima data utile, la stessa scelta anche dalla Campania e dalla Puglia) si concluderà il “governatorato” di Luca Zaia, che giovedì 18 settembre ha firmato il decreto d’indizione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale. Il mancato “via libera” al terzo mandato consecutivo (che in realtà per l’ex ministro delle politiche agricole sarebbe stato il quarto) induce il centrodestra a cambiare “cavallo” per dare la scalata al settimo successo di fila. Ma Zaia – che forse a fine febbraio potrebbe trovare un seggio in Parlamento – sarà comunque candidato a consigliere, come capolista della Lega Salvini in tutte e sette le province venete: ma così la doppia preferenza di genere, dando per scontato che il doge faccia il pieno di consensi, potrebbe avvantaggiare le candidate penalizzando i concorrenti maschi.
I candidati presidente
Il centrodestra non ha ancora indicato ufficialmente il nome del suo candidato presidente. Tutto però lascia presagire che a raccogliere il testimone da Zaia sarà Alberto Stefani, 32 anni, vicesegretario federale della Lega, già sindaco di Borgoricco. Il giovane deputato, presidente della commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, ha debuttato domenica 21 settembre sul “pratone” di Pontida, dove un tempo era Umberto Bossi a dettare la linea e dove ora Roberto Vannacci esalta gli “eroi” della Decima Mas. Della coalizione di centrodestra faranno parte la Lega, Fratelli d’Italia (che a lungo ha rivendicato la presidenza e che avrà in cambio un bel pacchetto di assessori), Forza Italia, Noi Moderati e Udc. Potrebbe scendere in campo anche una lista civica intitolata a Stefani. Intanto, a Palazzo Ferro-Fini, il gruppo Zaia Presidente ha chiesto di cambiare denominazione in Lista Zaia (così da evitare un’eventuale raccolta di firme a sostegno).
Sul versante del centrosinistra, dopo le batoste a ripetizione subite da Ettore Bentsik (1995: 32,35 per cento), Massimo Cacciari (2000: 38.22 per cento), Massimo Carraro (2005: 42,35 per cento), Giuseppe Bortolussi (2010: 29,07 per cento), Alessandra Moretti (2015: 22,74 per cento) e Arturo Lorenzoni (2020: 15,72 per cento), stavolta scende in campo Giovanni Manildo.
Esponente del Partito Democratico, avvocato, nato come Zaia a Conegliano (ma un anno dopo, il 22 luglio 1969), Manildo vanta nel curriculum la fascia tricolore strappata nel 2013 allo “sceriffo” Giancarlo Gentilini. Cinque anni dopo fu Mario Conte, attuale presidente di Anci Veneto, a riportare il Comune di Treviso nell’alveo dei salviniani. Nel “campo largo” troveranno posto, oltre a Pd, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Liste Civiche del Veneto, Volt e socialisti, anche Italia Viva (che si presenterà come “Casa Riformista”) e Azione. Non è stato invece raggiunto un accordo con il partito di Rifondazione comunista, che correrà da solo.
Nella rosa dei candidati presidente potrebbe esserci anche Gianantonio Da Re, detto Toni, 72 anni, esponente della Liga Veneta Repubblica dopo essere stato espulso dalla Lega. Da Re è stato consigliere regionale, sindaco di Vittorio Veneto ed eurodeputato. Ma in extremis la Liga potrebbe anche raggiungere un accordo con il centrodestra.
Sulla scheda faranno capolino anche i Popolari per il Veneto, organizzazione politica presieduta da Silvio Scanagatta, già assessore comunale, nella città del Santo, nella giunta pilotata da Giustina Mistrello Destro. Il candidato presidente dovrebbe essere Fabio Bui, che è stato sindaco di Loreggia e presidente della Provincia.
È guidato, invece, da Riccardo Szumski, medico di Santa Lucia di Piave, l’assalto di Resistere Veneto, movimento a sostegno della libertà vaccinale. Questa neonata formazione, «alternativa al sistema dei partiti», deve raccogliere 15 mila firme (2.500 in ogni provincia, tranne Belluno e Rovigo dove ne bastano 1.600).
Si chiama infine “Pescatori di pace-Ministri della pace” la lista sostenuta dal pubblicista trevigiano Lorenzo Damiano.
Giunta e consiglio rinnovati
La prossima tornata elettorale sembra destinata a produrre un profondo rinnovamento di giunta e consiglio (dove gli scranni da assegnare ammontano a 50). La legislatura si chiude con il gruppo Zaia forte di 16 consiglieri, davanti alla Liga Veneta per Salvini Premier che ne conta 12 (compreso il presidente della Regione). Sul terzo gradino del podio troviamo Fratelli d’Italia, salito a sette alfieri, dopo aver accolto due ex leghisti. Il Pd-Manildo Presidente conta cinque eletti; quattro il gruppo Misto (compresi Fabrizio Boron, forzista, e Arturo Lorenzoni, che si ricandida a consigliere con Le Civiche Venete). Due sono gli esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra; una la rappresentante di Veneto che vogliamo (Elena Ostanel, che a Padova correrà per Avs); una la portacolori del M5S (Erika Baldin); uno l’alfiere di Veneta Autonomia (Tomas Piccinini).
Oltre a Zaia, non potranno tornare nell’esecutivo – avendo governato per due mandati consecutivi – gli assessori Elisa De Berti, Giampaolo Bottacin, Federico Caner, Cristiano Corazzari, Manuela Lanzarin e Roberto Marcato. Il divieto non varrà solo per il leghista Francesco Calzavara e per la meloniana Valeria Mantovan.
Faranno parte dell’assemblea anche il presidente della giunta e il miglior perdente tra i candidati alla presidenza. Le circoscrizioni elettorali di Belluno e di Rovigo sceglieranno, ciascuna, due consiglieri (cinque i candidati da indicare nella lista di partito). Il Padovano dovrà indicare una squadra di nove eletti; così come Treviso, Venezia, Verona e Vicenza.
I candidati forti a Padova
Nel Pd sgomitano Andrea Micalizzi, Vanessa Camani e Sabrina Doni; in Forza Italia Fabrizio Boron, Elisa Venturini e Giampiero Avruscio; in Fratelli d’Italia Enoch Soranzo, Filippo Giacinti, Rocco Bordin ed Elena Cappellini; nella Lega Roberto Marcato, Luciano Sandonà, Giulio Centenaro ed Eleonora Mosco; in Avs Elena Ostanel; nell’Udc Eric Pasqualon e Vincenzo Gottardo.
Sono 4 milioni 176 mila i veneti che potranno recarsi alle urne domenica 23 novembre (dalle 7 alle 23) e lunedì 24 novembre (dalle 7 alle 15). Terminata la sessione di voto, inizierà poi lo spoglio che stabilirà, innanzitutto, chi s’insedierà, in un tripudio di presepi, panettoni e canti natalizi, nella stanza dei bottoni di Palazzo Balbi, sede del presidente della Regione e della Giunta.