C’ è una canzone che dagli anni Novanta non ha mai smesso di risuonare nelle cuffiette degli italiani: La mia storia tra le dita. Lanciata da Gianluca Grignani nel 1994, ha trasformato il giovane cantautore milanese in un’icona tormentata ed è diventata, col tempo, un classico strappalacrime da karaoke.
Proprio questa ballata è oggi al centro di un caso mediatico che vede protagonisti lo stesso Grignani e la star internazionale Laura Pausini.
La scintilla è scoppiata con il nuovo progetto della cantante romagnola, “Io canto 2”, una raccolta di cover dei suoi brani italiani preferiti. Per il lancio dell’album, Pausini ha scelto proprio La mia storia tra le dita, proponendone una versione multilingue destinata al pubblico internazionale.
Il casus belli? Una frase modificata: nella versione originale “dirmi che ho sbagliato” è diventata “dirmi che hai sbagliato”. Una differenza apparentemente minima, ma che per Grignani stravolge il senso del brano. In quanto da riflessione intima si trasforma in un rimprovero rivolto all’altro.
Per questo, insieme al coautore Massimo Luca, si è rivolto a un avvocato per difendere l’integrità del testo. La Pausini ha replicato con toni distesi, assicurando di aver rispettato tutte le procedure e definendo la sua scelta un atto di omaggio.
Grignani, però, non contesta solo il cambio di parole, ma anche l’assenza del suo nome negli annunci ufficiali, elemento che a suo dire avrebbe creato confusione tra i fan.
Sul piano legale, la disputa si gioca intorno al cosiddetto “diritto morale” degli autori, uno strumento che in Italia garantisce agli scrittori di testi e compositori non solo la paternità dell’opera, ma anche il potere di opporsi a modifiche considerate lesive della sua integrità. Non si tratta quindi di una mera questione economica di diritti d’esecuzione o di royalties, ma di un principio più profondo: l’idea che un brano appartenga per sempre, almeno nel suo nucleo, a chi l’ha creato.
Se un tribunale dovesse dare ragione a Grignani e Luca, le conseguenze non sarebbero trascurabili: Pausini potrebbe essere costretta non solo a correggere le parole contestate, ma persino a ritirare la versione incriminata dalle piattaforme digitali e dal mercato internazionale. Una decisione che aprirebbe un precedente importante, mostrando come anche piccole variazioni, spesso considerate semplici libertà interpretative, possano trasformarsi in terreno legale scivoloso.
Nel frattempo, il pubblico si divide: da una parte i sostenitori di Grignani, difensori della purezza del testo, dall’altra i fan della Pausini, convinti che interpretare significhi anche personalizzare.
Al di là dell’aspetto legale, questa vicenda racconta molto del mondo della musica: da un lato la superstar internazionale che punta sull’interpretazione, dall’altro il cantautore che difende la parola scritta come ultimo baluardo della propria identità artistica. Resta però il dubbio: è davvero una battaglia di principio o piuttosto l’occasione, per Grignani, di tornare sotto i riflettori grazie a un vecchio successo e a un avvocato ben scelto? In fondo, in un’epoca in cui tutto diventa marketing, anche una diatriba sul copyright può trasformarsi nel migliore degli spot!