Fatti
È stato approvato, lo scorso 6 ottobre, dalla Regione e dalle parti sociali il nuovo testo del Protocollo sugli appalti. Il documento rappresenta un aggiornamento della prima versione del 2020 e della successiva modifica del 2023, reso necessario dalle nuove norme nazionali.
La firma ha visto la quasi unanimità delle parti datoriali e dei sindacati, con la sola eccezione della Cgil che ha rilevato importanti criticità. A spiegarne le motivazioni è Maurizio Ferron della segreteria regionale: «Il protocollo sostanzialmente riprende le leggi nazionali ma noi chiedevamo che fosse più incisivo. Ci sono sempre più criticità nel sistema degli appalti e dei subappalti, con conseguente peggioramento dei diritti che vengono sacrificati per risparmiare. Uno dei punti più critici è quello dei subappalti a cascata, è così che si aprono falle per infiltrazione di nero, evasione e crimine. Noi chiedevamo inoltre lo scorporo dei costi della sicurezza e della manodopera dall’importo assoggettato al ribasso nelle gare d’appalto e l’impegno da parte della Regione per far applicare il protocollo alle proprie stazioni appaltanti, cosa non avvenuta finora». Poi l’annuncio dopo il presidio, di lunedì 13 ottobre in Campo San Tomà a Venezia, nei pressi di Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale: «La nostra mobilitazione continua».
Di parere opposto sono, invece, Cisl e Uil: «È un buon protocollo – commenta il segretario generale di Uil Veneto Roberto Toigo – Innanzitutto su richiesta dei soggetti firmatari può essere attivato un confronto su diversi temi: salute e sicurezza, clausole sociali e/o ambientali, rispetto del Ccnl, il contratto collettivo nazionale, e degli accordi territoriali. Il protocollo impone poi che le tutele e gli obiettivi in esso contenuti siano estesi anche alle imprese subappaltatrici. In merito al salario, il costo medio del lavoro sarà determinato annualmente in base ai valori economici definiti dalla contrattazione. Per evitare la diffusione di contratti pirata, infine, il protocollo prevede che al personale impiegato venga applicato il contratto collettivo nazionale e territoriale in vigore per il settore e per la zona nella quale si svolgono le prestazioni di lavoro, sempre stipulato dalla contrattazione tra le parti. Certo, questa firma è un punto di partenza e non di arrivo».
Ottimistico anche il commento di Andrea Sabaini, segretario regionale Cisl Veneto: «Il protocollo è positivo, garantisce legalità in un mondo a rischio. All’interno del documento ci sono normative che rafforzano alcuni aspetti degli appalti, si vanno a garantire tutele, diritti, salute e sicurezza a lavoratrici e lavoratori. Noi lo abbiamo sottoscritto perché ci abbiamo lavorato tanto, partendo dalla precedente versione del protocollo firmata nel 2023. Se non lo avessimo firmato sarebbe rimasto un vuoto, soprattutto perché l’amministrazione regionale è in fase di rinnovo, è stato meglio approvare il protocollo prima delle elezioni. Complessivamente siamo soddisfatti, anche se manca qualcosa in tema di appalti a cascata, non siamo riusciti a intervenire in modo diretto. Bene, invece, la clausola sociale: quando un’azienda subentra a quella che aveva vinto l’appalto, deve garantire gli stessi diritti ai lavoratori».
Malgrado le differenti posizioni delle tre principali sigle sindacali sul protocollo, continuano a sussistere la preoccupazione e l’attenzione per la sicurezza sul lavoro i cui numeri non sono affatto positivi. Secondo l’Osservatorio sicurezza e ambiente di Vega Engineering di Mestre, l’estate appena conclusa in Veneto è stata drammatica sul fronte dei morti sul lavoro: l’incremento è stato del 58,3 per cento (76 contro 48) rispetto ad agosto 2024 e siamo al secondo posto in Italia per numero di vittime con un trend in progressivo peggioramento. Male anche gli infortuni: 45.989 nel 2024, già largamente superati con i 46.410 di quest’anno.
«Domenica 12 ottobre si è celebrata in tutta Italia la 75a edizione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro – ricorda Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega di Mestre – Un’occasione importante per ricordare le vittime, ma ci auguriamo, anche e soprattutto, un’opportunità per cercare soluzioni concrete. I dati dei primi otto mesi del 2025 parlano di 681 decessi, una situazione stabile rispetto allo scorso anno, quando le vittime erano 680. Ma la stabilità non può certo rappresentare un indicatore di speranza».
In Veneto sono 76 i decessi rilevati nei primi otto mesi del 2025 (contro i 48 del 2024): 53 in occasione di lavoro (21 in più dello scorso anno) e 23 in itinere (7 in più del 2024). Il rischio di infortunio mortale (23,8 morti per milione di occupati) risulta superiore alla media del Paese, pari a 20,6: osservando nel dettaglio, si scopre che Rovigo, con il dato regionale peggiore (indice di 50,1) si colloca in zona rossa insieme a Venezia (32,6) e a Vicenza (28,2).