Dalle piazze di Kathmandu a San Pietro sventola il Jolly Roger di One Piece: il teschio col cappello di paglia diventa il simbolo di una generazione che invoca libertà, amicizia e ribellione ai poteri corrotti
Un simbolo compare sempre più spesso nelle proteste popolari in ogni angolo del mondo, dal parlamento di Kathmandu, in Nepal, in fiamme fino alla Global Sumud Flotilla: è la bandiera con un teschio sorridente e un cappello di paglia, emblema dei pirati di One Piece, il manga più letto e più venduto nella storia, iniziato nel 1997 da Eichiro Oda e tutt’ora in corso. Nel mondo di One Piece, il Jolly Roger di Luffy – il capitano – non è un simbolo di morte, ma di libertà. Il protagonista sogna di diventare «l’uomo più libero del mondo», combattendo un “Governo Mondiale” corrotto e autoritario. In oltre venticinque anni di storia, quella bandiera è diventata un emblema narrativo di ribellione contro l’oppressione e di amicizia fra “compagni di viaggio”. Quest’estate, mentre l’Indonesia vietava la bandiera di One Piece decretandola come simbolo terroristico – ottenendo, tramite l’effetto Streisand, solo di renderlo ancora più popolare – al Giubileo dei giovani di Roma, tra le bandiere di varie nazioni in piazza San Pietro e a Tor Vergata, da più parti svettava sulla cima di aste altissime quella di Luffy proprio a discapito di quelle dei Paesi di provenienza. Altri avvistamenti del Jolly Roger nelle Filippine, in Francia, in Argentina, in Magadascar e nelle mille manifestazioni a favore della Palestina. C’è chi – come il Secolo d’Italia – ha equivocato la bandiera considerandola un segno violento. «Ridurre quella bandiera a una minaccia di morte – ha risposto il portale DR. Commodore – significa ignorare che rappresenta fratellanza, libertà e resistenza ai poteri corrotti». Se alla Generazione Z mancano leader credibili, politici in carne e ossa da seguire, vengono in soccorso i simboli di un immaginario condiviso che evoca valori comuni e il sogno di un destino comune di felicità. È il sintomo di una speranza che sopravvive di fronte ai malanni del mondo e che nasce come provocazione di fronte a guerre, timori per il clima e decadimento delle classi dirigenti.