Dalle guerre che devastano il mondo alla nuova inchiesta sui Pfas nella Pedemontana veneta, il filo rosso è la dimenticanza: quella memoria corta che ci fa ripetere gli stessi errori, trasformando tragedie passate in “danni collaterali” presenti. E così, ancora una volta, si muore di oblio
Mi sia concesso collegare due fatti solo apparentemente scollegati tra loro, che hanno come denominatore comune la dimenticanza. Sono le guerre: passate, presenti e purtroppo future, che attanagliano l’uomo da sempre, che dopo secoli di storia, morti ed esperienze, sembrano non abbiano insegnato nulla ai nostri “signori della guerra” che ben conosciamo. Questi costoro come alcuni di noi, sembrano soffrire di quella “dimenticanza storica” che induce così a ripetere all’infinito gli stessi errori. Cito un’altra “dimenticanza”, stavolta più vicina a noi in termini di spazio e sviluppi, non meno grave e spaventosa, che si palesa con la notizia che getta ancora una volta ombre pesanti sulla Spv (la Superstrada Pedemontana veneta), sbandierata dal nostro presidente Zaia quale esempio di efficienza del Veneto dei servizi. Proprio la “principessa dell’asfalto” è oggetto ora di un inquietante sospetto che ha già portato a dodici avvisi di garanzia che rischiano di riscrivere il destino politico e ambientale del Veneto. L’inchiesta della Procura di Vicenza è una mina sotto i piedi della campagna elettorale regionale, esplosa a poche settimane dal voto. Sotto la lente degli inquirenti ci sono i già noti Pfas: le medesime sostanze, assieme ai Pfba (acido perfluorobutanoico), sarebbero state impiegate durante i lavori di scavo delle gallerie di Castelgomberto, Malo e S.Urbano. Sostanze da cantiere che sarebbero percolate nelle acque di drenaggio, finendo nei pozzi privati e presto nelle riserve idriche pubbliche. È l’ennesima “dimenticanza” alla veneta e dei veneti che già pagano un prezzo pesante (parliamo di migliaia di morti sospette). Perché allora non chiamare tutto questo un “attentato alla salute pubblica”? Lo è, anche se molti li definiscono “danni collaterali a servizi necessari”. Ecco perché si continuerà a morire anche per “assenza di memoria” verso quanto è già capitato, che torna incredibilmente a ripetersi oggi e forse domani.