Fatti | Dal Municipio al Campanile
Relazioni di gesti e di parole. Il sindaco: «L’80 per cento del bilancio comunale va alla spesa sociale. Ora c’è più dialogo anche tra cittadini e amministrazione. Aggressioni subite? Succede quando si dice “no”»
Classe 1986, al secondo mandato consecutivo, Marco Schiesaro è uno che a Cadoneghe ha rotto molti schemi. Della politica, essendo diventato sindaco con una coalizione di centrodestra dopo anni di amministrazione di sinistra. Della comunicazione, tra i primi a usare i social al posto dei volantini. Della vita sociale, perché si è dichiarato sempre aperto a tutte le fasce e categorie. «Sono sempre stato appassionato di politica, ero impegnato nei consigli di quartiere di Padova. Ma quando mi candidarono nel 2018 a Cadoneghe, per la tornata elettorale dell’anno successivo, nessuno credeva in me. Iniziai ad ascoltare tutti, a valutare diverse prospettive. Poi al ballottaggio la spuntai. E nel 2024 è arrivata la riconferma al primo turno».
Fin dall’inizio si è concentrato sulla spesa sociale: «Attualmente destiniamo l’80 per cento del bilancio comunale a questa voce. Di essa fanno parte i 40 mila euro per calmierare le rette delle materne parrocchiali. Come pure i 17 mila dal 5 per mille per le famiglie in difficoltà». Ma il lavoro resta soprattutto di relazione. «Operiamo sempre con le nostre tre parrocchie e le associazioni presenti. Per i giovani, attraverso le tante attività proposte. Per gli anziani, per cui garantiamo la mobilità attraverso convenzioni con l’Auser, fino a tremila viaggi annui. I risultati si vedono, la nostra comunità tiene. Basti pensare che una volta molti matrimoni venivano celebrati nella Casa del popolo, ora tornano a farli in chiesa. O a certi aneddoti, come le suore che hanno portato i bambini dell’asilo alla cerimonia del 4 novembre. C’è più comunicazione tra la popolazione e l’amministrazione, prima in pochi sapevano cosa si decideva in municipio».
Certo, non sono mancate negli anni le contestazioni e gli episodi sgradevoli. Due anni fa la questione dei rilevatori di velocità. Più di recente, il 5 novembre, l’aggressione verbale in municipio da parte di un esagitato. «Quando si vuole far rispettare le regole e si dice no a certe richieste, la reazione può essere molto scomposta. Per la vicenda dei rilevatori, si partiva da un problema effettivo di auto fuori controllo, peraltro in strade comunali dove il limite è di 50. Purtroppo, chi aveva la responsabilità delle autorizzazioni non fece i passaggi correttamente. Ma c’è un’indagine in corso della Corte dei Conti. Quanto alle minacce, faccio presente di aver interrotto una situazione di forte illegalità con lo sgombero del campo rom: abusi edilizi, allacciamenti illegali all’elettricità, mancanza di igiene. È chiaro che alcuni che vivevano all’interno si siano opposti aggressivamente». A Cadoneghe, peraltro, non mancano le comunità straniere: «Dal canto mio, ho sempre cercato di favorire l’integrazione. Purché non si trasformi in un assistenzialismo perpetuo: devi rispettare le leggi e avere un lavoro per restare qui. Su questo m’intendo bene con le parrocchie: noi diamo gli strumenti per vivere qui, ma poi devono continuare con le proprie gambe».
Schiesaro ha pure il suo fiore all’occhiello: la riqualificazione dell’ex area Grosoli, un enorme ex complesso per la macellazione delle carni. «Un importante intervento di rigenerazione urbana con alloggi, aree verdi, parco giochi e impianti sportivi. Un progetto che ha ricevuto riconoscimenti internazionali. Tre vie saranno intitolate ai compianti Franco Grosoli, la moglie e soprano Rosanna Carteri e Francesco Canella fondatore del gruppo Alì». Ora è un importante spazio da riempire.
Il parroco: «Almeno 430 persone portano avanti le attività della parrocchia. Essendo una zona tranquilla e servita i prezzi delle case oggi sono alti: troppo per le giovani coppie»
Di questo Comune della cintura urbana patavina fa parte una parrocchia con un’identità forte e definita, Mejaniga, dedicata a sant’Antonino. «È più che una comunità: qui si respirano il senso di famiglia, l’operosità e una grande intraprendenza» spiega entusiasta don Mirco De Gaspari, che la guida da ben 16 anni.
La vicinanza a Padova, che per certe realtà può essere un fattore di dispersione, non ha avuto effetti di lungo corso sul volontariato parrocchiale: «Sui 6.300 abitanti attuali, almeno 430 portano avanti le attività della nostra parrocchia – continua don Mirco – Certo, nel 2020 con il Covid ci furono cali pesanti. Ma se l’Italia da allora ha perso quasi un milione di volontari, nel nostro paese il numero è rimasto abbastanza stabile».
Per il presbitero, tutto questo è attestato dalle molteplici iniziative e realtà associative in essere. «Il catechismo copre tutte le classi d’età. C’è inoltre l’Azione Cattolica, che conta oltre duecento ragazzi dalla terza media in su. Ma facciamo molto anche per gli anziani, tra le feste ad hoc e le presenze in casa di riposo». Molte soddisfazioni don Mirco se le è tolte pure con le materne parrocchiali. «Le frequentano parecchi bambini, attualmente 124, e sono comprensive di una sezione primavera. Non è un caso che fiocchino le richieste anche da fuori». Per non parlare di altre strutture, come il patronato «rifatto completamente nel 2008 a misura della nostra comunità, né troppo grande, né troppo piccolo». E che dire degli scout, seppure abbiano sede nella vicina parrocchia di San Bonaventura?
Eppure, in mezzo a molteplici buone prospettive, non tutto brilla a Mejaniga. «Purtroppo, più di qualche giovane lascia il paese una volta che trova lavoro fuori o va a convivere. Trattandosi di una zona tranquilla e piena di servizi, ma situata in una posizione geografica favorevole, i prezzi degli appartamenti e gli affitti sono mediamente alti. Troppo per delle giovani coppie che magari hanno pure un lavoro precario. Allora si trasferiscono dove c’è un mercato immobiliare più accessibile, anche nelle vicinanze, come a Campodarsego o a Villanova di Camposampiero».
Questo non significa che la comunità perda in coesione, secondo il parroco. Anzi: «Restiamo compatti, anche a livello economico. Si nota nel minor numero di persone seguite dalla Caritas rispetto a dieci anni fa. Si vede per gli stranieri presenti nel territorio, a Mejaniga sono il 18 per cento della popolazione. Si tratta soprattutto di bengalesi, ma abbiamo cospicui gruppi di nordafricani, nigeriani e romeni. Per la maggioranza sono bene integrati, perché qui con tutta la famiglia». L’inserimento risulta spesso più facile se avviene in compagnia con i propri cari. Anche se non sempre gli stessi usano le strutture e i servizi della parrocchia. «Al di là della religione di provenienza, in molti casi fanno riferimento a quanto messo a disposizione dal Comune perché gratuito. Per esempio, i loro figli sono tutti iscritti alle tre materne comunali».
Un punto di forza della parrocchia, comunque, consiste nel saper collaborare con le istituzioni e le realtà analoghe: «Abbiamo sempre cercato di andare d’accordo con le varie amministrazioni succedutesi. Per non parlare delle altre due parrocchie del territorio comunale, con loro i rapporti sono sempre stati ottimi: conosco bene i loro stessi parroci (don Sandro Stefani e don Silvano Berto, ndr), le seguono da lungo tempo come me. E poi c’è tutto l’ex vicariato, che comprende l’intera Vigodarzere con le sue quattro parrocchie».