L’era Zaia iniziò con il “botto” il 28-29 marzo 2010: in quell’occasione il successore del forzista Giancarlo Galan, sostenuto da Lega Nord, Popolo della Libertà, Alleanza di Centro-Dc, portò a casa 1.528.386 voti, pari al 60,15 per cento, spalancando le porte di Palazzo Ferro Fini a 37 consiglieri su 60. Dopo quindici anni e mezzo, nell’ultima data utile, si conclude il “governatorato” di Luca Zaia. Il mancato “via libera” al terzo mandato consecutivo (che in realtà per l’ex ministro delle politiche agricole sarebbe stato il quarto) ha indotto il centrodestra puntare su Alberto Stefani per dare la scalata al settimo successo di fila. Ma Zaia – che forse in primavera potrebbe trovare un seggio in Parlamento – candidato a consigliere, come capolista della Lega Salvini in tutte e sette le province venete.
Sul versante del centrosinistra, con Giovanni Manildo, si prova a fare meglio dopo le batoste a ripetizione subite da Ettore Bentsik (1995: 32,35 per cento), Massimo Cacciari (2000: 38.22 per cento), Massimo Carraro (2005: 42,35 per cento), Giuseppe Bortolussi (2010: 29,07 per cento), Alessandra Moretti (2015: 22,74 per cento) e Arturo Lorenzoni (2020: 15,72 per cento).
La prossima tornata elettorale sembra destinata a produrre un profondo rinnovamento di Giunta e Consiglio. La legislatura si chiude con il gruppo Zaia forte di 16 consiglieri, davanti alla Liga Veneta per Salvini Premier che ne conta 12 (compreso il presidente della Regione). Sul terzo gradino del podio Fratelli d’Italia, salito a sette alfieri, dopo aver accolto due ex leghisti. Il Pd-Manildo Presidente conta cinque eletti; quattro il gruppo Misto (compresi Fabrizio Boron, forzista, e Arturo Lorenzoni, che si ricandida a consigliere con Le Civiche Venete). Due gli esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra; una la rappresentante di Veneto che vogliamo (Elena Ostanel, che a Padova correrà per Avs); una la portacolori del M5S (Erika Baldin); uno l’alfiere di Veneta Autonomia (Tomas Piccinini).
Oltre a Zaia, non potranno tornare nell’esecutivo – avendo governato per due mandati consecutivi – gli assessori Elisa De Berti, Giampaolo Bottacin, Federico Caner, Cristiano Corazzari, Manuela Lanzarin e Roberto Marcato. Il divieto non vale per il leghista Francesco Calzavara e per la meloniana Valeria Mantovan.
Faranno parte dell’assemblea anche il presidente della giunta e il miglior perdente tra i candidati alla presidenza. Le circoscrizioni elettorali di Belluno e di Rovigo scelgono, ciascuna, due consiglieri (cinque i candidati da indicare nella lista di partito). Il Padovano deve indicare una squadra di nove eletti; così come Treviso, Venezia, Verona e Vicenza.
Alcune indicazioni sul voto: il presidente della Giunta regionale viene eletto con il maggior numero di preferenze, non sono previsti ballottaggi o raggiungere il 50 per cento dei consensi. È previsto un premio di maggioranza: se la coalizione che sostiene il presidente eletto supera il 40 per cento dei voti, ottiene il 55 per cento dei seggi; se supera il 50 pere cento, ottiene il 60 per cento dei seggi; in ogni caso, la minoranza non può scendere sotto il 35 per cento dei seggi. Le soglie di sbarramento sono fissate al 3 per cento per le liste che corrono da sole e al 5 per cento per le coalizioni. È possibile esprimere fino a due preferenze, rispettando l’alternanza di genere tra candidato e candidata. È ammesso il voto disgiunto: si può votare un presidente e una lista non collegata alla sua coalizione.
