Contro la violenza sulle donne è necessario fare rete. Anche le Acli in campo
La violenza sulle donne non si combatte un solo giorno: serve una rete costante di educazione, rispetto e sostegno. Le Acli scelgono di esserci, ogni giorno
Quante parole si possono scrivere sulla violenza di genere? Questo tema occupa poco spazio nei grandi discorsi, tranne il 25 novembre: attorno a questa data, fioriscono iniziative, passeggiate in rosa, scarpette rosse. Amministrazioni comunali, enti, associazioni, che si prodigano a organizzare incontri sulla tematica, con l’aiuto dei centri antiviolenza. Per poi dimenticarsene fino al successivo 25 novembre. L’invisibilità delle donne passa anche attraverso questo. Eppure, la violenza di genere riguarda tutte e tutti. I dati Istat sono chiari: il 31,5 per cento delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una forma di violenza fisica o sessuale. Sono numeri freddi, li leggiamo, giriamo pagina e li dimentichiamo. In questi numeri ci sono le nostre figlie. Le nostre sorelle. Le nostre madri. Ci sono comportamenti violenti di uomini che considerano la donna una loro proprietà. Ci sono le scelte politiche di togliere finanziamenti ai centri antiviolenza, ai consultori pubblici, ci sono le scelte dei media di colpevolizzare le donne che hanno subìto violenza. In questi numeri ci sono storie vissute pesanti, dolorose, che lasciano ferite inguaribili. Che non sono viste e non sono prese in carico. Invisibili. Dobbiamo metterci in rete, anche come Acli, per educare all’affettività e alla sessualità, al rispetto, al consenso, senza timore di cadere in ideologie fantasiose. Farlo tutti i giorni, non solo il 25 novembre.