Una cena tra amici diventa un viaggio inatteso nel mondo della caccia estrema: tra elefanti e leoni, costi stellari e istinti “ancestrali”, io resto nudo nel mio stupore
Metti una cena tra conoscenti, amici e qualche sconosciuto. Scena di una serata solo apparentemente normale, finché le portate di cacciagione hanno innescato il tema sulla caccia. Ma non la solita caccia! Situazione inusuale per uno come me vegetariano da più di quarant’anni, che però si dichiara tollerante e per niente integralista verso l’alimentazione altrui. Mi sono trovato con commensali di dichiarata fede verso la caccia e cacciagione. Capito questo, con serenità ho lasciato che il mio celato imbarazzo iniziale, fosse sopraffatto dall’istinto giornalistico. Così di discorso in discorso, le novità non sono mancate: «Sono tornato tre mesi fa dal mio solito giro in Sudafrica dove vado a caccia di elefanti e fauna africana» esterna uno di loro. «Io invece prediligo antilopi e leoni» risponde l’altro. «No, no, io solo beccacce e volatili europei» incalza il terzo. Mi spingo oltre e chiedo i costi della loro passione: «35 mila euro, tutti regolarmente denunciati e autorizzati, per abbattere un elefante. è caccia di selezione con un’equipe di cinque persone al seguito nella savana, anche per una settimana…». «30 mila dollari è quanto spendo per abbattere un leone, con al seguito sei persone». «In Croazia invece si paga quello che si abbatte…». Solo allora, tento di rivelare alcune mie convinzioni. Ma a quel punto mi sento dire: «Non puoi capire, se non provi. Parliamo di un istinto umano ancestrale! Sapessi poi i danni che un elefante provoca all’ambiente…». Nessuna discussione animata che poteva sfociare in alterco (come spesso accade). Solo tolleranza con non poco stupore mio, sapendo che l’indomani io sarei comunque uscito nel bosco a mani nude come sempre (pur essendo figlio di un cacciatore). “Nudo” come mi sono sentito a cena dopo che uno di loro congedandosi, mi ha detto: «Passi a casa mia, le mostrerò le armi e tutti i miei trofei di caccia». Credo che avrà da attendere!