Fatti | Regionali 2025
Sociale doveva essere e sociale è stato. La prima mattinata da presidente del Veneto – martedì 25 novembre – Alberto Stefani l’ha trascorsa tra gli anziani ospiti e il personale della residenza assistenziale Civita Vitae Angelo Ferro della Fondazione Oic alla Mandria a Padova. Un collegamento diretto con la prima azione amministrativa annunciata nel pomeriggio precedente davanti ai giornalisti: l’istituzione dell’assessorato al sociale, scorporato da quello alla sanità con uno sguardo alla cittadinanza che va dalle politiche per la prima infanzia fino all’invecchiamento attivo e dignitoso. «Il titolo del nostro programma elettorale è “Veneto, una Comunità” – ha dichiarato Alberto Stefani a margine dell’incontro – e devo ammettere che qui ho trovato vita vera e una straordinaria comunità di persone, vivaci e impegnate in numerose attività. Non solo, gli ospiti con cui ho parlato sono perfettamente informati della situazione politica veneta, si sono complimentati per l’elezione e per il risultato raggiunto dalla nostra squadra. Un risultato storico che abbiamo centrato anche per aver scelto di mettere il sociale al primo posto del programma».
Un programma che appena eletto il neo presidente aveva ripercorso con il solito tono pacato e misurato dopo la chiamata con Luca Zaia (che in contemporanea si congedava dalla stampa al K3 di Villorba) e quella con Giovanni Manildo, non prima di aver dedicato la vittoria proprio alla nonna che nella notte elettorale aveva avuto delle «gravi difficoltà», una dedica a lei e a «tutti i nonni che hanno lasciato un segno importante nella vita dei propri nipoti».
Il più giovane presidente di Regione della storia d’Italia che si è presentato come il sindaco dei veneti: «Serve un sindaco dei veneti – ha sottolineato – uno che sappia ascoltarli, stare in mezzo a loro in maniera pragmatica e senza polemiche. E come il sindaco è di tutti anche io sarò il presidente di tutti e da domani mattina si inizia a lavorare».
Il sociale, aveva detto al Crowne Plaza di Padova eletto a quartier generale leghista, «ci riguarda tutti, riguarda i servizi per la prima infanzia, riguarda il Piano casa per i giovani, riguarda il lavoro, i trend demografici in atto e quindi la necessità di garantire servizi socio-assistenziali a una popolazione più longeva. Serviranno quartieri inclusivi, dovremmo pensare anche all’urbanistica del futuro. Dobbiamo immaginarci una società che invecchierà e dovremmo individuare soluzioni urbanistiche, sociali, sanitarie, lavorative, imprenditoriali che abbiano il coraggio di guardare alla società del futuro. Per me far politica significa programmare il futuro dei prossimi anni e dei prossimi decenni».
Sul preoccupante dato dell’astensionismo dilagante Stefani ha ammesso che una delle sfide principali per la Lega e per la politica sarà riportare le giovani generazioni al voto. Molto cauto invece sulla composizione della nuova Giunta regionale, che dopo la vittoria schiacciante del Carroccio (36,3 per cento, record storico) potrebbe vedere ridimensionato il peso di Fratelli d’Italia (fermi al 18,7). «I latini dicevano pacta sunt servanda». Tradotto: i cinque assessori pattuiti con Fratelli d’Italia non si toccheranno. «Io inciderò nella qualità delle persone che verranno scelte, ho chiesto che la scelta rimanga una prerogativa del presidente».
In attesa di vedere quali tra i consiglieri (o i non eletti) Alberto Stefani nominerà assessori, ecco gli eletti in Consiglio regionale. Oltre al presidente eletto e al candidato giunto secondo Giovanni Manildo ci saranno per la Lega (19): da Padova Roberto Marcato, Eleonora Mosco e Giorgia Bedin; da Rovigo Cristiano Corazzari; da Treviso Luca Zaia, Sonia Brescacin, Paola Roman, Riccardo Barbisan; da Venezia Rosanna Conte, Francesco Calzavara, Andrea Tomaello e Roberta Vianello; da Verona Elisa De Berti, Matteo Pressi, Filippo Rigo e Stefano Valdegamberi; da Vicenza Manuela Lanzarin, Alessia Bevilacqua e Morena Martini.
Per quanto riguarda Fratelli d’Italia (9): da Belluno Dario Bond, da Padova Filippo Giacinti, da Rovigo Valeria Mantoan, da Treviso Claudio Borgia, da Venezia Lucas Pavanetto e Laura Besio, da Verona Diego Rizza e Anna Leso, da Vicenza Francesco Rucco.
Per Forza Italia (3): da Padova Elisa Venturini, da Verona Flavio Tosi e da Vicenza Jacopo Maltauro. Per l’Udc (1) Eric Pasqualon da Padova e per la Liga Veneta Repubblica (1) Alessio Morosin sempre da Padova.
Per la minoranza i consiglieri del Pd (9) sono: Alessandro Dal Bianco da Belluno, Andrea Micalizzi per Padova, Paolo Galeano per Treviso; Monica Sambo e Jonathan Montanariello per Venezia; Gianpaolo Trevisi e Anna Maria Bigon per Verona; Chiara Luisetto e Antonio Marco Dalla Pozza a Vicenza.
Per Alleanza Verdi Sinistra (2) saranno a palazzo Ferro-Fini Carlo Cunegato (Vicenza) ed Elena Ostanel (Padova). Per il Movimento Cinque Stelle (1) il veneziano Flavio Baldan. Per Uniti per Manildo (1) il trevigiano Niccolò Maria Rocco. Come rappresentate delle Civiche venete per Manildo presidente (1) eletta Rossella Cendron (Treviso).
Nelle fila di Resistere Veneto (2) l’altro candidato presidente Riccardo Szumski e il vicentino Davide Lovat.