Fatti
“La nostra comune speranza oggi ha il nome della pace”. Nello scambio di auguri con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile, quest’anno Sergio Mattarella pone in epigrafe un richiamo alla pace, “una pace vera e giusta che ponga fine all’incertezza e al disorientamento indotti dall’attuale situazione internazionale”. “Pace come affermazione del diritto sulla forza delle armi”, aggiunge ancora il Presidente, come “condizione di libertà e sviluppo”. E da qui discende “il dovere di coltivare e consolidare ogni piccolo spiraglio che si apra rispetto ai conflitti in corso, in Ucraina come in Medioriente”.
In un discorso che tocca anche i temi economici, oltre a quelli più specificamente istituzionali, Mattarella si sofferma sulle prospettive di politica internazionale per dire una parola chiara su quella storica “relazione transatlantica” che la presidenza Trump ha messo radicalmente in discussione. Il Capo dello Stato, non senza aver citato il contributo e il sacrificio di tanti giovani venuti a morire in Europa nella seconda guerra mondiale, parla di un “patrimonio irreversibile perché acquisito nelle coscienze dei popoli”. Di questo patrimonio Mattarella traccia un quadro tanto pregnante quanto analitico: “Lo spazio dei diritti, degli uomini e delle donne, di scegliersi i propri rappresentanti, di controllare e di criticare, senza paura di conseguenze negative. Di poter leggere, scrivere, manifestare il pensiero, senza rischi di repressione o di censure preventive. Di assicurare pari condizioni per tutti, prescindendo dal sesso, dall’estrazione sociale, dalle convinzioni politiche, dal colore della pelle, dalle convinzioni religiose, liberi da razzismo e risorgente antisemitismo. Di avere una giustizia indipendente. Di vedere assicurato, a tutti, livelli dignitosi di assistenza sanitaria gratuita, di previdenza, di sostegno nelle difficoltà”. E’ quello che lo stesso Presidente definisce “modello democratico” e che oggi “appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie”, ma anche “dal tentativo di ignorare e cancellare il confine tra libertà e arbitrio”, dalla pretesa “di rimuovere i limiti ai comportamenti individuali” che “unita alle potenzialità offerte dalle tecnologie, rischia di travolgere ordinamenti democratici e stato di diritto”.
La sfida alla democrazia interpella anche il nostro Paese che il prossimo anno celebrerà gli 80 anni della Repubblica. Mattarella afferma che “la fiducia dei cittadini è la risorsa più preziosa per lo Stato” e chi ha l’onore di rappresentare le istituzioni è chiamato a corrispondervi. Per il Presidente le parole “insieme” e “partecipazione” hanno un valore fondante nella nostra comunità nazionale. Di qui un forte e preoccupato accento sul problema dell’astensionismo. “Una società che non si preoccupasse quando la maggioranza assoluta degli elettori sceglie di non votare non si accorge che, in questo modo, rischia di esaurirsi nell’autoreferenzialità”, avverte il Capo dello Stato. Ragionando sulle motivazioni di questo fenomeno e in particolare per quel che riguarda i giovani, Mattarella invita a non fermarsi a “un generico rifiuto della politica”, ma a tenere presenti gli effetti dell’estrema polarizzazione delle posizioni dei partiti e dei leader. “Quando le categorie amico/nemico prevalgono sullo sforzo di trovare risposte condivise nell’interesse collettivo”, infatti, si determinano fratture che “alimentano i germi dell’estraneità alla politica”. “Ci sono invece alcuni grandi temi della vita nazionale – sottolinea il Presidente – che vanno oltre l’orizzonte delle legislature e attraversano le eventuali alternanze tra maggioranze di governo”. Per esempio “il tema della politica internazionale, delle alleanze, della strada dell’Europa da percorrere senza ripensamenti”, anche “per dare il nostro decisivo contributo alla realizzazione della difesa comune europea, strumento di deterrenza contro le guerre e, insieme, difesa dello spazio condiviso di libertà e benessere”. Andamento demografico, politica energetica e intelligenza artificiale sono temi su cui costruire convergenze virtuose e così pure le emergenze sociali. Occupazione e conti pubblici presentano dati rassicuranti, ma ci sono questioni aperte sul fronte dei salari e della sicurezza, del lavoro delle donne e dei giovani, mentre “non si può ignorare la condizione di oltre cinque milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà”.