Storie
Il barrio san Jorge. Fra strade di fango la voce diventa un soffio di vento
Il barrio san Jorge sorge su una ex discarica di Posadas. Qui, ne La Tablada, vivono 250 famiglie in baracche di legno, senza fognature e acqua potabile
StorieIl barrio san Jorge sorge su una ex discarica di Posadas. Qui, ne La Tablada, vivono 250 famiglie in baracche di legno, senza fognature e acqua potabile
ALa Tablada non esistono strade, ma sentieri nati spontaneamente dal passaggio delle persone. Le fognature pubbliche sono inesistenti e, come in tante altre periferie del mondo, nascono a cielo aperto vicino alla porta di casa. La Tablada è una zona informale del barrio San Jorge a Posadas, città dell’estremo nordest argentino, capoluogo della provincia di Misiones. Posadas si affaccia sul fiume Paranà da dove si riesce a vedere, sull’altra sponda, chi entra in Paraguay e chi ritorna in Argentina. È un posto di confine, di transito e di intrecci culturali. Dei 10 mila abitanti che vivono nel barrio, 250 famiglie (circa 1.500 persone) si sono allocate a La Tablada, su di un terreno scosceso di roccia basaltica che sfocia in un piccolo lago artificiale, formatosi a seguito della costruzione della diga di Yacyretá tra le province argentine di Corrientes e Misiones che, dal 1994, ha innalzato i livelli del fiume Paranà cambiando, e indebolendo, la morfologia del terreno. Il barrio San Jorge sorge su una ex discarica di vetro. Negli anni ’80 molte famiglie di braccianti scommisero su un futuro migliore avvicinandosi alla città di Posadas. Accanto alla Ruta 12, importante arteria del traffico della zona, i migranti costruirono baracche di legno e lamiera provenienti da scarti di cantieri e assemblate alla meno peggio, solo per i più fortunati qualche parete in cemento. Come molti dei fenomeni migratori del Sud America e dell’Africa gli insediamenti si formarono in condizioni di sfortuna. Nuclei famigliari di 5-7 persone alloggiavano su una superficie di 12 metri quadri, le case si ergevano in precario equilibrio su colline di rifiuti e necessità di base come l’assistenza sanitaria, il sistema idrico o fognario erano totalmente assenti. Da qui gli enormi problemi di convivenza della comunità: malnutrizione, prostituzione, tossicodipendenza, alcolismo, violenza familiare, gravidanze precoci, abbandono di bambini e anziani. Le condizioni sanitarie sono inoltre aggravate dal clima tropicale estivo, con temperature attorno ai 40 gradi e da una relativa rigidità invernale e l’assenza di sistemi di riscaldamento. Il terreno su cui vivono gli abitanti è soggetto a piogge torrenziali che da maggio a ottobre si accaniscono sulla precarietà delle abitazioni, infiltrando acqua nelle evidenti fessure delle coperture fino a spazzare via intere case. L’accesso all’acqua potabile è uno dei problemi principali de La Tablada. Gli allacciamenti vengono realizzati autonomamente e l’acqua prelevata per la casa proviene dalla stessa ubicazione dello scarico, generando malattie e insalubrità. L’acqua proviene dalla parte alta della città e si nutre, strada facendo, degli scarichi delle case, ostacolata dai cumuli di spazzatura gettati per terra. Infezioni e insetti proliferano sotto i pavimenti delle case del quartiere, alzati di livello per limitare gli effetti delle alluvioni. Qui le famiglie sono numerose, proletarie volendo definirle con un termine novecentesco, impegnate in lavori indefiniti e vari. Parlando con loro si comprende che non esiste il concetto di professione, ma di più impieghi, anch’essi informali, che sommati nella giornata riescono appena a garantire il sostentamento. Sono famiglie giovanissime con molti figli, spesso con un genitore solo, quasi sempre la madre; il padre se ne è andato chissà dove. Parte del reddito proviene da politiche di assistenza sociale che, con il governo attuale, rischiano di essere depennate. I cosiddetti planes sociales prevedono un assegno universale per ogni figlio nato, tessere alimentari e misure di potenziamento al lavoro. Il restante ammontare è da attribuire a lavori maschili legati all’edilizia e all’artigianato, i changas, e a lavori femminili come la vendita di beni alimentari autoprodotti nelle appendici delle abitazioni, dette guiscos. La storia recente dell’Argentina è stata colpita da durissime crisi economiche, culminate in bancarotta. Sin dagli anni ’70 deficit pubblico e inflazione sono stati i fantasmi dell’economia argentina. L’alternanza di governi a respiro liberista, della dittatura dei colonnelli fino al populismo dei giorni nostri non sono mai riusciti a stabilizzare soprattutto l’inflazione che, inevitabilmente, ricade rovinosamente nelle classi sociali più povere del Paese. Un esempio: nel barrio san Jorge un grande piano di riqualificazione edilizia realizzato negli anni ’90 è riuscito a migliorare la condizione dei cittadini, ma alcuni beneficiari hanno preferito ritornare nella baraccopoli e affittare la casa o l’appartamento a loro assegnato. E così di mestiere in mestiere: c’è chi insegna e confeziona vestiti, chi è impiegato amministrativo ma ha anche un salone di bellezza, chi fa il muratore di giorno e di notte si converte in tassista. Infinite sono le storie del barrio che descrivono le condizioni di povertà e durezza delle famiglie. Molte hanno un copione unico che, a parte poche variazioni, si ripete di numero civico in numero civico, qualora esistano. È il caso di Noelia, 30 anni e madre di 3 bambini: Federico di 11 anni, Lautaro di 8 anni e Juan di 6 anni. Negli anni della giovinezza subì abusi sessuali e violenza dalla famiglia di origine. Costretta a scappare, intraprese una relazione con un uomo più grande che, inevitabilmente, la mise incinta e la abbandonò, sola, a prendersi cura del primo figlio. L’illusione di una relazione con una persona adulta è ancora diffusa e rappresenta il miraggio di un rapporto sano, sicuro e protettivo. E così, dopo il primo figlio, ne avrà altri due. La casa dove abita ora ha pareti di legno e il tetto di cartone, priva di acqua potabile e l’unica fonte di sostentamento sono le pulizie che presta in altre famiglie. Teresa invece ha 62 anni e vive sola in una casa di legno, abbandonata dai famigliari e preda di continui acciacchi fisici dovuti ad un attacco di ictus accusato qualche anno prima. Quando le assistenti sociali di Jardin de los niños (associazione no profit italiana che da anni lavora a San Jorge) la incontrano la prima volta, è nuda tra cataste di vestiti, piatti e resti di cibo, sopra un letto per evitare di inzuppare i piedi sul pavimento allagato, circondata e assediata dalle cucarachas. A fianco un secchio come water, un recipiente per la spazzatura e una pentola per il cibo. Mariana e Beatriz invece sono sorelle: Mariana frequenta l’ultimo anno di asilo e Beatriz è in prima elementare. Quando parlano tra di loro il tono di voce è un soffio di vento, quasi silenzioso, che proviene dal loro mondo immaginario. Vivono nella stessa casa con i nonni paterni e quattro zii che accendono litigi in base agli umori di droga e alcol. Il padre, 24 anni, si trova in prigione da tre. A tre mesi dal suo arresto, la mamma ventunenne, sola e senza impiego, è andata via di casa con un nuovo compagno. Ha avuto un altro bimbo che ora ha cinque mesi. Nonostante la nuova famiglia, lei e il compagno sono per l’ennesima volta senza lavoro. Mariana e Beatriz hanno un ritardo cognitivo e fisico determinato dal contesto. Parlano da bambine raccontando cose da adulte.
Jardin de los niños è una Ong nata nel 1986 a Misiones su iniziativa dell’italo-argentino Emilio Marchi. Imprenditore di Buenos Aires, perseguitato e torturato dai militari durante la dittatura (1976-1983), Emilio si salvò ottenendo l’esilio in Italia grazie ad Amnesty International. Tornato in Argentina, privato di tutti i suoi beni, trovò in Posadas il luogo dove avviare un progetto per alleviare le sofferenze del suo popolo. Nasce così Jardin de los Niños, la maggiore Ong di Misiones, con il fine di «favorire l’emancipazione economica, sociale e culturale della popolazione emarginata, con un’attenzione particolare per le esigenze di bambini e adolescenti e delle loro famiglie». Gli obiettivi sono il miglioramento delle condizioni materiali delle persone e delle coscienze degli individui (istruzione, formazione, motivazione). In quasi 40 anni di lavoro ha creato tre asili, una struttura diurna e residenziale per anziani, una casa per ragazze adolescenti (incinte, con o senza figli), due panifici, una scuola superiore, una professionale, un istituto tecnico, otto mense comunitarie, un progetto di microcredito e una struttura comunitaria per attività educative, sociali, assistenziali e sanitarie.
Andrea Signori