Idee
Europa. Nessuno si salva da solo
L’Unione europea prova, ancora una volta, a cambiare marcia. La tragedia pandemica rappresenta, tutt’ora, un segnale d’allarme.
IdeeL’Unione europea prova, ancora una volta, a cambiare marcia. La tragedia pandemica rappresenta, tutt’ora, un segnale d’allarme.
Il “cambiamento d’epoca” è a tutti evidente e impone profonde revisioni – non solo al vecchio continente, ma al mondo intero – su diversi piani: sanitario, economico, sociale, ecologico, politico-istituzionale. Se fosse stato ancora necessario, il Covid-19 ha confermato che “nessuno si salva da solo” e che i nazionalismi (a partire dai “nazionalismi vaccinali”) sono semplicemente fuori tempo massimo.
Dentro questo tornante storico, l’Ue ha dapprima dimostrato ritardi e limiti evidenti, più volte denunciati: ciò dipende in particolare dall’eccessivo peso decisionale dei 27 Stati membri che dissemina ostacoli nazionalistici (ognuno pensa per sé) nel processo decisionale comunitario, il quale invece era stato improntato dai “padri dell’Europa” proprio attorno al principio di solidarietà.
Poi, nei dodici mesi scorsi, quando si è compreso che la pandemia non avrebbe risparmiato nessuno, si è progressivamente imposta una nuova convinzione: cercare risposte condivise al comune problema sanitario, che nel frattempo stava generando una profonda crisi economica, occupazionale e sociale.
Dal maggio 2020 hanno poco per volta preso forma – con un rapporto serrato ed efficace tra le istituzioni di Bruxelles e i 27 Paesi membri – concrete convergenze attorno a più punti essenziali: le regole precauzionali per contrastare i contagi; la ricerca, produzione, distribuzione dei vaccini; il sostegno alle economie nazionali; l’apertura del mercato interno per far giungere farmaci, attrezzature mediche e beni di consumo in ogni angolo dell’Unione; la distribuzione di fondi adeguati per un welfare emergenziale.
Non tutto ha funzionato – né funziona a dovere – ma, ad oggi, nell’opinione pubblica sembra aver fatto breccia l’idea di un’Europa finalmente operativa, in grado di intervenire, operando scelte improntate alla risposta ai bisogni immediati dei cittadini, dei territori, delle imprese. Il Next Generation Eu, piano da 750 miliardi per fronteggiare la pandemia e i suoi effetti, è l’immagine più evidente di questa “nuova fase” dell’integrazione Ue.
L’Europa, provando a far tesoro di quanto accade, sta cercando strade percorribili per andare incontro alle reali esigenze dei cittadini. In questo senso l’Ue può rivelarsi un adeguato livello di governance, riacquistando credibilità agli occhi degli europei. Così, la Festa d’Europa 2021 – fissata il 9 maggio a ricordo della Dichiarazione Schuman del 1950, pietra miliare della costruzione europea – assume un significato differente rispetto al passato.
Il 7 maggio si svolge a Porto il Social Summit. Il vertice è ospitato dalla presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione europea, con l’obiettivo generale di definire l’agenda della politica sociale europea per il prossimo decennio, garantendo di affrontare le sfide del presente e del futuro “senza lasciare indietro nessuno”. Una conferenza di alto livello che riunisce gli Stati membri, le istituzioni europee, le parti sociali e la società civile con l’impegno di dare attuazione al Pilastro europeo dei diritti sociali. I risultati della conferenza saranno trasmessi alla riunione informale dei capi di Stato o di governo che si terrà il giorno successivo, 8 maggio, sempre nella città portoghese. Non ultimo, il 9 maggio, sarà finalmente inaugurata la Conferenza sul futuro dell’Europa, che, ponendo al centro i cittadini, vorrebbe rinnovare le istituzioni Ue e rilanciare il processo di integrazione. Entro un anno la Conferenza – organizzata in diversi panel online, includendo nei dibattiti rappresentanti delle istituzioni comunitarie, dei Paesi aderenti e dei cittadini – dovrebbe giungere a conclusioni e fornire orientamenti sul futuro dell’Unione.