IdeeTumori professionali, malattie muscolo-scheletriche e sindromi varie. Il Veneto non è immune ai “danni” legati alle professioni, con numeri in aumento e risorse insufficienti
Se il dramma delle morti sul lavoro, quasi 1.500 all’anno, rimane uno dei problemi irrisolti nel nostro Paese – come ha ricordato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del discorso di fine anno – rimane preoccupante l’incidenza degli infortuni e delle malattie professionali. Che rimangono troppi anche nella nostra Regione e che richiedono un impegno collettivo su più fronti per essere ridotti. «I dati dicono che il tema rimane preoccupante in Veneto perché il numero degli infortuni sul lavoro è stabile su livelli alti, 64.690 infortuni denunciati tra gennaio e novembre 2024 (meno 0,1 per cento e oltre 370 mila dal 2019 al 2023) e continuano a crescere le malattie professionali. Inoltre siamo certi che esista una parte di infortuni non denunciati per sottovalutazione della correlazione tra malattia e lavoro, per paura di perdere il lavoro o per lavoro irregolare. Di contro è invece calato il numero dei riconoscimenti di malattia professionale da parte dell’Inail». Il quadro lo descrive Silvana Fanelli, della segreteria regionale della Cgil del Veneto con delega a salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che ha analizzato i dati relativi al periodo gennaio-novembre del 2024 recentemente pubblicati dall’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. «A livello nazionale – insiste Fanelli – servono interventi straordinari per ridurre il lavoro precario, per regolare il mondo degli appalti dove il sistema della patente a punti per le imprese si sta risolvendo con il facile recupero dei crediti persi quando i “crediti” sono le vite delle persone che muoiono o subiscono infortuni sul lavoro. Serve formazione, bisogna ripensare a modelli organizzativi diversi, ridurre carichi e ritmi di lavoro, aumentare il lavoro stabile e ridurre quello affidato ad aziende esterne che spesso conoscono poco il luogo dove intervengono».
Le denunce di malattie professionali sono state 5.106 nei primi undici mesi del 2024, con un aumento del 19,41 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A subire infortuni sono uomini per due terzi e donne per un terzo del totale. Ad aumentare è anche l’incidenza media di malattie per lavoratore, che è arrivata a 1,57 pro capite nel 2024 dal 1,52 del 2023 e all’1,38 del 2019. Sono cresciute sia le denunce relative alle malattie muscolo-scheletriche (da 3.184 a 3.876), sia quelle legate ad altre sindromi (da 291 a 487), che le patologie tumorali (da 124 a 139). Particolarmente rilevanti i dati in crescita nelle province di Treviso e Padova. Nel 2024 la Regione Veneto ha adottato il “Piano mirato di prevenzione silice e pietre artificiali” per prevenire silicosi, tubercolosi polmonare, malattie respiratorie croniche e cancro polmonare, tutte in ripresa per l’utilizzo di marmi artificiali che hanno provocato danni anche a lavoratori giovani in tempi più rapidi dei materiali naturali. La responsabile salute e sicurezza della Cgil del Veneto prova a spiegare il calo del numero dei riconoscimenti da parte dell’Inail. «Dal 2019 al 2023, con i dati consolidati, le denunce complessive di malattie professionali nella nostra regione sono state 17.996. Ipoacusie, tumori, in particolare quelli dovuto all’esposizione all’amianto, problemi all’apparato respiratorio e cute, patologie muscolo-scheletriche le più frequenti. Ma se il riconoscimento da parte dell’Inail era del 60 per cento delle domande presentate nel 2019, a quattro anni di distanza la percentuale è scesa al 53 per cento. Questo per noi rappresenta un tema importante e pensiamo che possa essere legato agli organici ridotti dell’ente, che non sono adeguati alle necessità come non lo sono quelli di tutti gli enti che dovrebbero fare i controlli, dallo Spisal all’Ispettorato del lavoro. Le carenze di personale sono organiche e drammatiche». I sindacati sono fiduciosi che il dialogo con la Regione possa portare a risultati in tempi stretti in ottica di vigilanza e prevenzione. «Siamo in attesa che venga recepito il più rapidamente possibile da parte della Giunta regionale il Piano strategico su salute e sicurezza che abbiamo condiviso a dicembre e che va nella direzione di un ulteriore sforzo collettivo, dei singoli lavoratori, delle aziende, delle istituzioni perché i costi di infortuni e malattie professionali, oltre che essere drammatici per chi li subisce sono sempre costi sociali ed economici che ricadono sulla collettività». Lo scorso martedì 28 gennaio, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione promossa dalla consigliera Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 stelle, la quale impegna la Giunta veneta a chiedere con forza al Governo un piano di assunzioni straordinario, in modo da coprire tutte le piante organiche delle Ulss: «Se sommiamo gli infortuni, circa 18 mila nell’ultimo quadriennio e le malattie professionali, circa 65 mila negli ultimi dodici mesi in Veneto, comprendiamo che la nostra Regione ha bisogno di prevenzione e da ben sette anni vengono promessi maggiori investimenti nella sicurezza, a partire dalle dotazioni in carico agli Spisal, senza mai mantenere la parola in sede di bilancio – è la riflessione di Erika Baldin – La mia mozione sarà inviata a tutti i parlamentari eletti in Veneto, per far pressione nei confronti del Consiglio dei ministri affinché riveda l’articolo 31 del decreto legge 19/2024, convertito nella legge numero 27 dello stesso anno, il quale autorizza nuove assunzioni all’Ispettorato nazionale del lavoro, all’Inail e all’Inps, dimenticando il ruolo del servizio sanitario svolto dalle Regioni in materia di prevenzione. Iniziative per destinare risorse aggiuntive ai servizi di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro che ho proposto in occasione della sessione di bilancio a dicembre sono state respinte dalla maggioranza di centrodestra».
Dai dati Inail estrapolati emerge che in Veneto gli infortuni sul lavoro hanno portato 64.690 denunce tra gennaio e novembre 2024; malattie professionali: 5.106 denunce nei primi 11 mesi del 2024 (più 19,41 per cento); incremento medio di malattie per lavoratore: 1,57 casi nel 2024.
Nel 2024 su 23 incidenti mortali sul lavoro in Veneto, 9 sono avvenuti in agricoltura, uno dei settori a più alto tasso di rischio. Anche per questo la Regione Veneto ha individuato proprio nell’agricoltura uno dei principali settori strategici per l’applicazione dei Pmp, i piani mirati di prevenzione. A fine gennaio, a Thiene, gli Spisal dell’Ulss 8 Berica e dell’Ulss 7 Pedemontana, hanno organizzato un appuntamento di riflessione coinvolgendo proprio il mondo agricolo, con rappresentanti di 150 aziende del territorio, tra imprese agricole e cantine. È stato chiesto ai partecipanti di compilare una lista di controllo per l’autovalutazione rispetto ai principali fattori di rischio e sono state illustrate le misure per la loro corretta gestione. Interessante la dimostrazione con un simulatore di ribaltamento del trattore messo a disposizione dall’Ulss 6 Euganea.
