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10 febbraio, Giorno del Ricordo. Ricordare la storia è un fatto emotivo
10 febbraio, Giorno del Ricordo. Istituito nel 2004 per far memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, ha ridato dignità a un popolo esule
Idee10 febbraio, Giorno del Ricordo. Istituito nel 2004 per far memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, ha ridato dignità a un popolo esule
Istituito da una legge, la numero 92 del 30 marzo 2004, il Giorno del Ricordo si celebra ogni anno il 10 febbraio per far memoria «delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati». «Il 10 febbraio del 1947 – spiega Franco Papetti, presidente dell’Associazione fiumani italiani nel mondo che ha sede a Padova, in Riviera Ruzzante 4 – avvenne la firma del trattato di pace di Parigi con il quale l’Italia fu riconosciuta uno dei Paesi che aveva causato la guerra e fu privata delle colonie e di una buona parte della Venezia Giulia, data alla Iugoslavia, una delle nazioni vincitrici. Da Trieste fino a Fiume, includendo l’Istria e poi anche una piccola enclave, la città di Zara in Dalmazia, un territorio di circa 8 mila chilometri quadrati, una volta e mezzo la Liguria. Una popolazione di confine che storicamente parlava la lingua italiana, in città come Capodistria, Rovigno, Pola, mentre all’interno vi era un’alta percentuale di lingua slava, a nord slovena, in Istria croata. Una terra di confine dove hanno convissuto per secoli due etnie». Saranno circa 300 mila gli italiani che se ne andranno dalle loro case per restare italiani. Fra gli esuli anche la famiglia di Franco Papetti, nato a Fiume, da famiglia fiumana da generazioni (risale al 1700 l’origine della sua famiglia) titolare di un’attività commerciale fondata nel 1858 che durò fino al 1945 quando fu nazionalizzata. Decisero di andarsene perché il regime totalitario della Iugoslavia presupponeva l’eliminazione di nemici reali e potenziali del nuovo regime e gli italiani, che appartenevano alla classe borghese, furono visti come nemici da eliminare. In uno Stato diventato ateo, numerosi furono anche gli episodi di eliminazioni di sacerdoti. All’esodo va anche aggiunta la tragedia delle epurazioni e delle foibe. «Nella storia – racconta il presidente – le foibe, abissi carsici che possono raggiungere anche centinaia di metri di profondità, erano utilizzate per eliminare le cose inutili, nella Seconda Guerra Mondiale per l’eliminazione degli omicidi. Non si sa di preciso il numero delle vittime, si va dalle 5 alle 10 mila persone. Una delle tragedie simbolo è quella di Norma Cossetto, violentata, brutalizzata e buttata in una foiba non ancora morta. Efferatezze che per 50 anni furono, volutamente, dimenticate. L’istituzione del Giorno del Ricordo ha rappresentato una svolta importante per la storia degli italiani costretti ad abbandonare le loro terre, ha portato un po’ di chiarezza in una storia che speculazioni politiche hanno reso spesso di difficile comprensione soprattutto dei suoi aspetti più traumatici e laceranti. Con il Giorno del Ricordo la storia della Venezia Giulia diventa parte della storia nazionale. Agli esuli viene riconosciuta la dignità della difficile scelta di rimanere italiani al cui valore umano e civile sacrificarono tutto». «Siamo rimasti in un cono d’ombra – continua Papetti – per diverso tempo. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ricominciato da zero, in un Paese che non era il nostro e che non era pronto ad accoglierci, con la speranza che la nostra tragedia non si ripetesse più nella storia dell’uomo. Oggi invece vedere ad esempio i profughi dell’Ucraina o nella striscia di Gaza che devono abbandonare le proprie case ci fa rivivere il nostro passato. La storia dovrebbe essere maestra di vita». Ecco allora che diventa ancora più fondamentale ricordare: «È importante – conclude Papetti – perché c’è una legge che lo prescrive, perché è un fatto che riguarda la nostra storia, la storia italiana. Ricordare deriva dal latino, cor cordis, cuore. Per gli antichi voleva dire portare al cuore, cioè dove si pensava ci fosse la memoria, per noi il cuore è il sentimento. Quindi ricordare non deve solo essere un fatto meccanico, cioè portare al presente fatti accaduti nel passato, deve essere anche un fatto emotivo e didascalico, ci deve insegnare che dobbiamo riflette per il futuro perché certe brutalità dell’uomo non vengano ricommesse una seconda volta. Il ricordo non deve essere fine a se stesso, ma continuato, e deve esserci una partecipazione emotiva e commossa».
Padova: 12 e 13 febbraio in stazione al binario 10 il treno del Ricordo (parte da Trieste, arriva a Sassari con diverse tappe) con la mostra itinerante in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo istriano, fiumano, giuliano e dalmata. Visite ore 9-18. Il 10 cerimonia commemorativa con interventi del sindaco Sergio Giordani e di Giovanni Zannoni, presidente comitato provinciale di Padova dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Altri eventi su padovanet.it Este: lunedì 10 ore 10.30, targa commemorativa di Norma Cossetto in Aula Studio a lei intitolata, biblioteca civica. Martedì 11 ore 20.45, teatro dei Filodrammatici, spettacolo di narrazione e musica. Info: 0429-617539 Monselice: il 10 ore 11 Giardini Municipali, riflessioni degli studenti dell’Istituto Comprensivo “G. Zanellato” e del polo educativo culturale Sabinianum.