Mosaico
Alta Padovana. La palude di Onara soffre per la carenza d’acqua
Alta Padovana. L’oasi naturalistica viene difesa dal comitato locale che lavora anche per la sua valorizzazione, ma che ora si dimostra preoccupato
Alta Padovana. L’oasi naturalistica viene difesa dal comitato locale che lavora anche per la sua valorizzazione, ma che ora si dimostra preoccupato
Un’oasi naturalistica di cinquanta ettari si trova a rischio per le sempre più frequenti siccità e non solo. È la palude di Onara di Tombolo, al confine tra la diocesi di Padova e quella di Treviso, che mai come in questi ultimi anni condensa su di sé speranze e paure legate alla disponibilità d’acqua. Originata dalle risorgive, proprio di recente quest’area ha visto entrare in funzione un salto d’acqua sul fiume Tergola per la salvaguardia del proprio patrimonio idrico. Per arrivare alla sua istituzione, nel 1994 da parte del Comune di Tombolo, c’è stato un lungo percorso a tappe: prima mettendo quei metri quadri di verde al riparo da nuove lottizzazioni, in seguito trasformandoli in un’area di tutela paesaggistica con la denominazione di Sito di importanza comunitaria (Sic). Allo scopo originario di salvaguardare specie animali e vegetali, si è aggiunta quasi subito la funzione di luogo in cui coltivare il corpo e lo spirito: visite e ritrovi scandiscono spesso la bella stagione nel parco, soprattutto se a scopo educativo, sui suoi prati o vicino alla chiesetta. Senza dimenticare, soprattutto nell’ultimo decennio, le potenzialità dimostrate nell’ospitare eventi culturali ad hoc, tra concerti e aperitivi a tema, forte di un punto ristoro e persino di una sala conferenze. A gestire il tutto c’è il comitato omonimo di volontari e ambientalisti locali, che prima di quelle battaglie ambientali e culturali teneva comunque il parco sotto stretta osservazione. «La palude esiste grazie alle risorgive e agli strati argillosi sottostanti al terreno, che a loro volta non fanno filtrare l’acqua – spiega Carlo Zanella, che del comitato è presidente – Dipende cioè dall’acqua di falda proveniente dai ghiacciai montani. Questa particolarità ha permesso la permanenza di specie di anfibi protette come il tritone e le rane, ormai scomparse da quasi tutte le zone verdi vicine, nonché di alberi tipici e altra vegetazione». Tuttavia il cambiamento climatico costituisce una seria minaccia. «La falda si è abbassata di continuo, perché se manca la neve in montagna manca di conseguenza la ricarica d’acqua» prosegue Zanella. Le cifre sull’abbassamento differiscono da un ente all’altro e tra le varie associazioni ambientaliste; a riguardo, il comitato è molto drastico e stima addirittura cinque metri in meno. «Tra i vari sintomi, la scomparsa da un biennio a questa parte di una varietà di anemone che fiorisce d’inverno sfruttando l’acqua dei ghiacciai alpini». Da qui la realizzazione del salto. «Permette un livello d’acqua vitale per la fauna e la flora. Senza incidere nel frattempo sulla portata idrica del Tergola, corso che peraltro ha origine nella palude». Una soluzione tampone nell’auspicio di future piogge. E sempre se non ci saranno per il comitato altre minacce. «La proprietà di AQua Vera spa con base a San Giorgio in Bosco intendeva costruire un altro stabilimento nelle vicinanze, sempre per imbottigliare le bevande – precisa Zanella – Anche se a settembre scorso il Comune ha dato parere negativo, a suo tempo ci aveva allarmato parecchio». Un’altra amministrazione comunale, quella tombolana, monitora la situazione, perlomeno nei trenta ettari di propria competenza (i rimanenti appartengono a privati). «Ci stiamo muovendo con il Consorzio Acque Risorgive, anche se gli interventi si possono fare ben al di fuori del nostro territorio – spiega l’assessore all’ambiente Lino Andretta – L’idea è di sfruttare i fondi del Pnrr per creare vasche di laminazione a Nord, verso le Alpi, con cui ricaricare la falda in tempi di magra».
Nel Padovano il livello delle falde è già più basso rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Se rimarrà questa situazione, i campi avranno acqua solo fino a metà maggio». L’allarme è lanciato dalla Cia Padova.