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Il Mali sul bordo del precipizio. Attaccata una base che ospita soldati italiani
È fuori spettro. Non fa notizia. Eppure il Mali (24° Paese più esteso del pianeta, 20 milioni di abitanti) si dimostra una polveriera.
FattiÈ fuori spettro. Non fa notizia. Eppure il Mali (24° Paese più esteso del pianeta, 20 milioni di abitanti) si dimostra una polveriera.
E l’Italia con il “decreto missioni” del 16 luglio 2020 ha spedito a distanza di un anno un contingente di 200 militari, venti mezzi terrestri e otto velivoli. Nella capitale Bamako il potere è in mano ai militari: Ibrahim Boubacar Keïta, presidente dal 2013 al golpe del 18 agosto 2020, è morto a 77 anni domenica 16 gennaio. Sei giorni dopo a Gao, la base aerea operativa della task force europea Takuba è stata bersagliata dai mortai: il brigadiere francese Alexandre Martin è morto; indenni i venti soldati italiani. Alle Nazioni unite il veto di Russia e Cina impedisce una risoluzione internazionale. I golpisti maliani sono stretti nella morsa fra le dure sanzioni della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale e le milizie islamiste dell’Isis, senza dimenticare il leader dei tuareg Ag Ghali. La Francia, che continua a lasciare vittime fra i cinquemila effettivi, è intenzionataa disimpegnarsi. Nella missione internazionale con l’Italia sono schierati Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Svezia e Regno Unito. Ma la “sicurezza” sembra sempre più dipendere dai russi: la compagnia Wagner ha schierato 450 mercenari e secondo l’agenzia Reuters, la giunta militare di Bamako pagherebbe 9 milioni di euro al mese, mentre i russi puntano a due miniere d’oro e una di magnesio. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in questo scenario ha la responsabilità politica della missione. Un intervento delicato, se è prevista l’evacuazione medica con tre elicotteri pesanti Boeing Ch-47 del 1° reggimento Aviazione dell’esercito. Per di più sono operativi tre elicotteri Mangusta del 5° e 7° reggimento della Brigata aeromobile, agli ordini del colonnello Andrea Carbonaro (primo comandante del contingente italiano in Mali). L’area esplosiva è quella fra i confini di Mali, Niger e Burkina Faso. Le milizie islamiste replicano attacchi e attentati. Non è cambiato nulla nemmeno dopo il 16 settembre, quando i droni francesi hanno ucciso il capo jihadista Adnan Abou Walid al-Sahrawi. Ma in Italia sembra non arrivare l’eco dei rischi.