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Alta Padovana. Capillarità e imprese: un successo
Alta Padovana / Le scelte pionieristiche. Nel Cittadellese c’è una realtà produttiva ogni nove abitanti: ma quali sono le prospettive?
Alta Padovana / Le scelte pionieristiche. Nel Cittadellese c’è una realtà produttiva ogni nove abitanti: ma quali sono le prospettive?
Il mondo produttivo dell’Alta Padovana guarda al futuro e prova a ridefinire sé stesso. Ed è quanto ha fatto mercoledì 26 ottobre a Cittadella, all’incontro della rassegna di Assindustria “Comprendere x cambiare”: partendo da una disamina dello stato attuale, sono state ribadite le caratteristiche di base come la presenza capillare di imprese nel territorio. Quindi è stato fatto un appello all’inventiva e alla visione globale delle proprie attività e missione per affrontare le sfide future. «Dal punto di vista economico, l’Alta Padovana assomiglia di più al Bassanese e alla zona di Castelfranco Veneto che al resto della provincia patavina – commenta Omer Vilnai, delegato di Cittadella per Assindustria Veneto Centro, tra i relatori all’evento di Cittadella – tanto che noi imprenditori preferiamo inserirla nell’area della Pedemontana». I dati presentati parlano chiaro: solo nella parte del Cittadellese si registra un’impresa ogni nove abitanti per un totale di 12.795 realtà produttive, con i settori dell’edilizia e della manifattura a fare la parte del leone (il 56 per cento delle ditte coinvolte). E nel Camposampierese le cifre sono molto simili, con una prevalenza delle piccole e medie imprese. Un quadro che sembra conforme alle altre zone del Veneto e del Nordest, mache ha visto negli anni più di qualche realtà spiccare il volo. C’è per esempio la Facco di Campo San Martino, che con laproduzione e il commercio di impianti per il pollame è diventata una multinazionale. Oppure la Lago Spa di Villa del Conte, che dalla fabbricazione di mobili si è trasformata in un riferimento per il design internazionale. «Le loro sono storie imprenditoriali davvero interessanti – aggiunge Vilnai – Partiti da paesini della provincia profonda, si sono inseriti in un ramo commerciale del tutto assente dal territorio, fino a crescere sempre più. Prendiamo il design, tutto concentrato a Milano e dintorni: all’inizio poteva sembrare una follia lanciarsi qui da noi, poi però l’aspetto pionieristico ha permesso di sperimentare più liberamente e di offrire pure qualcosa di nuovo». Ecco perciò il connubio tra tradizione e innovazione, simboleggiato dalla scelta delle mura di Cittadella come sfondo per l’incontro del 26. Restano però i tanti problemi da affrontare. Quelli legati all’attualità, tra pandemia e guerra in Ucraina, con i correlati aumenti dei costi. Quindi i vecchi problemi strutturali, anzi infrastrutturali: «Il nodo viario e logistico è ancora preponderante: troppe strade congestionate rallentano i trasporti. Per fortuna l’apertura della Pedemontana ha dato un po’ di respiro. Ma serve altro. Anche perché, in più di qualche caso, la realizzazione di nuove arterie ha migliorato le condizioni dei centri urbani».