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Stop Pfas: la politica fa un passo avanti
La proposta di legge che vuole vietare la produzione e l’utilizzo delle sostanze nocive lo scorso 29 novembre è stata assegnata alle commissione Ambiente e Affari sociali
La proposta di legge che vuole vietare la produzione e l’utilizzo delle sostanze nocive lo scorso 29 novembre è stata assegnata alle commissione Ambiente e Affari sociali
Ha compiuto un piccolo, ma significativo, passo in avanti la proposta di legge 154, presentata dal Partito Democratico e da Europa Verde, che punta alla cessazione della produzione e dell’impiego delle sostanze polifluoroalchiliche e perfluoroalchiliche, ovvero i famigerati Pfas. Il testo, che porta le firme degli onorevoli Chiara Braga, Enrico Letta, Piero Fassino, Rachele Scarpa, Alessandro Zan e Luana Zanella, è stato infatti assegnato in sede referente, lo scorso 29 novembre, alle commissioni riunite Ambiente e Affari sociali. Il cuore della proposta di legge, presentata il 13 ottobre, è il primo comma dell’articolo 3, che stabilisce il divieto dell’uso, della commercializzazione e della produzione di Pfas e di prodotti contenenti Pfas. Il secondo comma dello stesso articolo contempla una sola deroga alla messa al bando delle sostanze che tanti problemi hanno provocato a Trissino, dov’era attivo lo stabilimento Miteni (chiuso alla fine del 2018), e in estese aree delle province di Vicenza, Padova e Verona: «Fino al 31 dicembre 2025 è consentita la produzione di un massimo di mille chilogrammi annui di Pfas, per il loro utilizzo in attività per le quali non sono disponibili prodotti sostitutivi equivalenti, previa autorizzazione del ministero della Transizione ecologica, di concerto con il ministero dello Sviluppo economico e con il ministero della Salute». Nella relazione che accompagna la proposta di legge si ricorda che varie ricerche accreditate «hanno permesso di identificare numerosi meccanismi biologici che sottendono le manifestazioni cliniche associate all’esposizione a Pfas: ridotta fertilità maschile e femminile; ritardo del menarca; ridotta densità ossea; riduzione dei parametri antropometrici e genitali indicativi di un’azione inibente sul testosterone». «Tali molecole – si legge ancora nella relazione – devono essere abbandonate e vietate e devono essere individuati sostituti, la cui attività biologica sia valutata ancor prima della loro immissione nella produzione industriale». L’articolo 4 legifera, invece, in tema di valori limite. Il primo comma ribadisce che «il limite massimo dei valori dell’inquinamento da Pfas, compresi gli effluenti liquidi e gassosi contenenti Pfas, è fissato a zero, inteso come la minima quantità tecnicamente rilevabile». In base alla deroga sopraindicata, fino al 31 dicembre 2025 «la concentrazione complessiva di Pfas non può superare il limite di cinque nanogrammi per metro cubo delle imprese». Queste ultime, inoltre, dovranno inviare ogni anno una relazione alle Regioni, alle Province autonome di Trento e Bolzano, alle Ulss e alle agenzie regionali per la protezione ambientale (in Veneto l’Arpav), una relazione in cui saranno tenute a indicare i tipi e i quantitativi di Pfas utilizzati e smaltiti; il numero e i dati anagrafici degli addetti e la durata delle loro attività ed esposizione alle sostanze nocive.