Fatti
125 ospedali in meno. I dati dell’Annuario del Servizio Sanitario Nazionale
È uno dei dati nazionali dell’Annuario del Servizio Sanitario Nazionale relativo al 2021. In Veneto in tre anni il 20 per cento dei medici si è dimesso
FattiÈ uno dei dati nazionali dell’Annuario del Servizio Sanitario Nazionale relativo al 2021. In Veneto in tre anni il 20 per cento dei medici si è dimesso
Sanità pubblica sull’orlo del baratro. Effetto di un progressivo slittamento verso la privatizzazione della salute. Se ne cura l’Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale pubblicato lo scorso 14 marzo dal ministero della Salute con i dati 2021.
Il quadro statisticoNel censimento ufficiale si contano 995 strutture per l’assistenza ospedaliera, 8.778 per la specialistica ambulatoriale, 7.984 per l’assistenza territoriale residenziale, 3.005 per l’assistenza semiresidenziale, più altre 7.064 per l’altra assistenza territoriale e 1.154 per l’assistenza riabilitativa. Nel documento si legge: «Sono in maggioranza le strutture pubbliche che erogano assistenza ospedaliera (il 51,4 per cento). Sono in maggioranza le strutture private accreditate che erogano assistenza territoriale residenziale (84 per cento) e semiresidenziale (71,3 per cento) e assistenzariabilitativa (78,2 per cento)». In dieci anni sono stati chiusi 125 ospedali, in particolare quelli pubblici, ben 84. Nell’ultimo decennio, sono stati cancellati 5.818 posti letto fra degenze ordinarie, Day Hospital e Day Surgery. E paradossalmente nel 2021 spicca “l’effetto Covid”: in piena pandemia si contavano 257.977 posti letto, ma a distanza di un anno scendevano a 236.481.
Medici in convenzioneNon sono dipendenti del Servizio sanitario, ma privati in convenzione. L’identikit è spietato: sono in 1.790 su 2.995con oltre 1.500 pazienti; la stragrande maggioranza ha conseguito la laurea da più di 25 anni. E per quanto riguarda ilservizio di guardia medica in Italia sono stati rilevati 2.958 “punti” con 10.344 medici titolari: 18 ogni 100 mila abitanti. Un esodo infinito: nel 2011 operavano 46.061 medici di famiglia convenzionati; ne sono rimasti 40.250. In calo anche i pediatri (meno 694 nell’arco dello stesso decennio per un totale nel 2021 di 7.022 unità). Vale anche per i “medici di continuità assistenziale” (l’ex guardia medica): 11.921 in servizio nel 2011, ma ne restano 10.344.
Così in VenetoAnagraficamente, i 4,8 milioni di abitanti sono concentrati nelle fasce d’età 15-44 anni (31,9 per cento) e 45-64 anni(31,7 per cento) con il 12,3 per cento sopra i 75 anni. I posti letto risultano 13.124 di cui accreditati 1.604. Questo il dettaglio: 1.418 nelle aziende ospedaliere, 8.660 negli ospedali a gestione diretta, 1.099 nell’Azienda integrata conl’Università, 262 negli Ircss (gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), 1.132 negli ospedali assimilati e 553 nei presidi Ulss. Due anni fa nei pronto soccorso del Veneto sono arrivati 1.483.655 pazienti, con 199.878 ricoveri e 2.342 decessi registrati. I dati Istat, relativi a prima della pandemia, indicavano una spesa sanitaria pro capite di 1.954 euro e un finanziamento effettivo alla spesa sanitaria in Veneto di 9 miliardi e 264 milioni di euro. Sanità d’eccellenza? Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in consiglio regionale, respinge l’aggettivo al mittente: «In Veneto, fra il 2019 e il 2021, sono stati 1.457 i medici che hanno rassegnato le dimissioni su un totale di 7.054 rimasti in servizio (dati marzo 2022, ndg): significa che ha abbandonato quasi il 20 per cento dei professionisti. Per quanto riguarda gli infermieri, le dimissioni dalla sanità pubblica nello stesso arco di tempo, sono state 2.398, perché si è scesi da 22.225 a 19.827».
Effetto Covid-19L’annuario ministeriale riserva un’appendice all’impatto della pandemia. In Italia 1.744 reparti ospedalieri (su 15.562) sono stati “sigillati” dal Covid con 32.590 posti letto pari al 15,2 per cento del totale. In Veneto, i reparti Covid nel 2021 erano 48 su 911 con 1.420 posti letto riservati pari all’8,8 per cento del totale. Le strutture private accreditate hanno contribuito con 140 reparti su 2.364, mettendo a disposizione 4.620 posti letto su 44.057. In Veneto, un soloreparto Covid-19 su 69 privati accreditati: 50 posti letto rispetto al totale di 1.650. Il picco dell’emergenza sanitaria ospedaliera, con quasi 25 mila degenti Covid, si evidenzia nell’ondata fra marzo e aprile 2021.
Assistenza e serviziI numeri del ministero della Salute segnalano 1.170.130 pazienti assistiti a domicilio: il 62,6 per cento è over 65, mentre poco meno del 10 per cento sono pazienti terminali. Nell’annuario si spiega che «mediamente a ciascun paziente sono state dedicate circa 17 ore di assistenza, erogata in gran parte da personale infermieristico (11 ore percaso). Le ore dedicate a ciascun malato terminale risultano 23, di cui 15 erogate dal personale infermieristico». L’assistenza domiciliare integrata contava nel 2014 su 1.378 strutture che nel 2021 sono diventate 1.982. Ma la percentuale degli anziani è scesa dall’82,6 per cento al 75,1 per cento. Il servizio pubblico, invece, perde colpi su fronti delicati. In Veneto, i consultori erano 237 nel 2014 e ne sono rimasti attivi soltanto 212 nel censimento di due anni fa. In calo a livello nazionale anche le strutture per l’assistenza specialistica ambulatoriale: erano 9.481 nel 2011 e sono scese a 8.778. In crescita, solo grazie al privato, quelle residenziali: 7.984 nel 2021 (ma pubbliche appena il 16,5 per cento)
I conti privatiIl ministro Orazio Schillaci contabilizza in 5,1 miliardi di euro la spesa destinata all’acquisto delle prestazioni private. Si tratta dei medici “sumaisti” (convenzionati negli ambulatori pubblici), di ospedali, policlinici e Ircss privati. Rispetto al 2020 la cifra è lievitata dell’8,9 per cento e incide per il 4,1 per cento sul bilancio.
In media a livello nazionale ogni medico di famiglia ha potenzialmente come pazienti 1.295 adulti, ma a livello regionale esistono notevoli differenziazioni: in Veneto vista la carenza si è alzato a 1.800 il tetto massimo di pazienti. l numero medio potenziale per pediatra è, invece, a livello nazionale di 985 bambini, ma anche qui pesano le diversità.

Lunedì 3 aprile, davanti alla sede di San Bellino di Amazon, la Cgil ha organizzato una mobilitazionepresidio a sostegno dei lavoratori di Geodis, stabilimento di logistica di Arquà Polesine-Villamarzana, in provincia di Rovigo, che ha come unica monocommittenza proprio il colosso dell’e-commerce Amazon. Dopo sette anni di contratto, l’azienda di Jeff Bezos ha deciso non affidare più l’incarico alla Geodis e ora 130 lavoratori, la maggior parte donne, rischiano il posto a partire dal prossimo luglio. «Quel sito – sostengono i rappresentanti dei lavoratori – deve rimanere aperto, non possiamo accettare che il Polesine sia usato in questo modo, che si impoverisca sempre di più, dopo aver sacrificato territorio al cemento e aver spremuto lavoratrici e lavoratori». I presenti, infatti, parlano di “speculazione territoriale”.