Fatti
Caregiver familiari senza identità. Prendersi cura di chi cura
In attesa di una legge nazionale che riconosca la figura dei caregiver, la consigliera regionale Chiara Luisetto ha presentato una proposta di legge
In attesa di una legge nazionale che riconosca la figura dei caregiver, la consigliera regionale Chiara Luisetto ha presentato una proposta di legge
In Italia, sul totale di chi fornisce cure e assistenza, almeno una volta alla settimana, a persone con problemi legati all’invecchiamento, a patologie croniche o a infermità, i caregiver familiari rappresentano sette milioni di persone, 600 mila solo in Veneto, secondo i dati di Uil Pensionati. E poiché il censimento Istat, condotto a fine 2019, ha contato 59,6 milioni di italiani, ecco che questa “categoria” rappresenta l’11,8 per cento della popolazione. I dati – sintetizzati dal Servizio studi della Camera – sono tratti dall’indagine Istat Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione Europea, pubblicata nel gennaio 2022: in termini di genere i caregiver familiari sono prevalentemente donne (4,1 milioni, circa il 60 per cento, contro i 2,9 milioni di uomini), inoltre, secondo il sito Epicentro dell’Istituto superiore della sanità, il 65 per cento dei caregiver familiari sono donne, di età compresa fra i 45 e i 55 anni, che spesso svolgono un lavoro fuori casa o che sono costrette ad abbandonarlo per poter seguire i loro familiari. Non sono pochi, poi, i caregiver che, in conseguenza dell’elevato carico assistenziale, presentano disturbi psicologici come depressione, ansia e insonnia e problemi fisici come dolori dell’apparato muscolo-scheletrico o l’insorgere di patologie di tipo metabolico o cardiovascolare. Queste realtà necessitano quanto prima di una regolamentazione. Ed è Chiara Luisetto, consigliera vicentina del Partito democratico, che se ne è fatta carico come prima firmataria del progetto di legge regionale 303 “Disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura e assistenza)”: «Vogliamo fare rumore attorno a un tema, quello della cura di chi si prende cura, coperto da un silenzio, che rischia di creare solitudini e disuguaglianze – ha spiegato Chiara Luisetto – Quello del caregiver familiare è un mondo nascosto, ma che presenta esigenze e bisogni specifici. Crediamo sia quanto mai necessario valorizzare il ruolo sociale che il caregiver riveste all’interno del welfare veneto, assicurando a questa figura fondamentale diritti quali l’informazione, la formazione, il sollievo, e quindi anche il sostegno psicologico. Devono poter essere messi nella condizione di conciliare i tempi di vita e di lavoro, accedendo alla flessibilità».
La legge di bilancio 2018 (la 205 del 27 dicembre 2017) aveva istituito un fondo destinato alla copertura di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico del caregiver, con uno stanziamento iniziale di 20 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2018- 2019-2020. Finanziamento salito a 25 milioni di euro per gli anni 2019-2020-2021 e quindi a 30 milioni, per il triennio successivo. Il 30 novembre 2023, un Dpcm aveva stabilito criteri e modalità di riparto e di utilizzo delle risorse per l’anno 2023. Alle Regioni erano andati complessivamente quasi 26 milioni di euro: il Veneto ha ricevuto poco più di 2milioni di euro (pari all’8,04 per cento del totale) ovvero la metà di quello che ha introitato la Lombardia. La legge di bilancio 2024 ha, invece, istituito un Fondo unico per le persone con disabilità e ha soppresso, a partire dal 2024, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. Sul nostro Paese pende anche la spada di Damocle del Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità che il 3 ottobre 2022 ha condannato l’Italia per la mancanza di tutela giuridica dei caregiver. Di qui, come detto, la necessità di varare al più presto una legge nazionale sul riconoscimento dei caregiver. Ma in attesa che il Parlamento faccia la sua parte (le proposte di legge all’esame della commissione Affari sociali della Camera sono addirittura nove), la consigliera Luisetto sottolinea l’urgenza di un riconoscimento a livello locale, nel solco di quanto hanno già fatto dodici Regioni e la Provincia autonoma di Trento. Il testo di legge regionale si compone di 13 articoli. In particolare l’articolo 2 regola l’inserimento del caregiver familiare nel sistema integrato dei servizi sociali, sanitari e socio-sanitari. L’articolo 4 individua nelle Ulss e negli Ambiti territoriali sociali i soggetti istituzionali che provvedono – secondo le linee guida approvate dalla Giunta regionale – al riconoscimento e alla valorizzazione dei caregiver, fornendo loro informazione, formazione, affiancamento, sollievo e supporto. L’articolo 5 prevede che tra gli interventi regionali figurino la promozione dell’associazionismo e di accordi con le compagnie assicurative, con le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali (in primis i sindacati dei pensionati). L’articolo 7 contempla la valorizzazione delle competenze acquisite dal caregiver “anche al fine di favorirne l’accesso o il reinserimento lavorativo”. Ogni anno, il 6 ottobre, in coincidenza con la Giornata europea, si terrà la giornata veneta del caregiver, mentre per la formazione viene stanziato un fondo annuale di un milione di euro. «Una parte specifica della nostra proposta normativa è dedicata ai caregiver giovani, ovvero alle persone di età fino ai ventiquattro anni, come da target europeo, che si prendono cura delle persone care e che presentano specifici bisogni legati alla formazione, all’educazione e al benessere psicofisico. A questi giovani abbiamo voluto dedicare un’attenzione particolare: vogliamo valorizzare le competenze acquisite dagli stessi, facilitare la transizione scuola- lavoro e l’accesso al lavoro stesso, attraverso Protocolli specifici con le istituzioni scolastiche» ha ribadito la capogruppo del Pd.
Sono già diverse le Regioni d’Italia che, anche in assenza di una legge quadro nazionale, hanno recepito l’importanza di muoversi in autonomia per tutelare i caregiver familiari. «Il riconoscimento – spiega Debora Rocco, segretaria generale Uil Pensionati del Veneto – deve avvenire necessariamente all’interno di un quadro legislativo che superi l’attuale situazione di un welfare sociale insufficiente, a cui le famiglie devono spesso supplire con risorse proprie, sacrificandosi. Il bisogno di assistenza e cura deve essere garantito dallo Stato, attraverso un servizio sanitario universale ed efficiente. Servono una medicina territoriale compiuta e rispondente ai bisogni».