Davide Bendinelli e Alessandro Luigi Bisato, uno segretario regionale di Forza Italia, l'altro del Partito Democratico. Entrambi sindaci, provano a inquadrare l'attuale situazione politica a livello comunale in Veneto con possibili soluzioni e guardando al territorio
Uno è sindaco di Noventa Padovana dal 2011 e riconfermato nel 2016; l’altro è stato primo cittadino di Garda a più riprese: la prima volta a 26 anni nel 2001, in carica fino al 2010 e successivamente rieletto nel 2016. Alessandro Luigi Bisato e Davide Bendinelli conoscono gli oneri e gli onori dell’occuparsi e del prendersi cura della cosa pubblica. Segretario regionale del Partito democratico il primo, omologo di Forza Italia il secondo, due partiti culturalmente basati sulla militanza e sul senso di appartenenza, sui circoli e sull’esperienza politica tramandata e acquisita osservando “i grandi”.
Ma oggi c’è ancora presa sul territorio o i sistemi si sono scollati? Nell’opinione di Bisato convergono un forte individualismo e una deleteria solitudine attorno al ruolo politico di primo cittadino: «Il disagio è profondo e non attiene solo alla sfera personale, ma anche a come noi viviamo il collettivo e la socialità con gli altri. Un tempo era la tua coscienza a portare all’impegno politico, dalla crescita personale e relazionale acquisita nella sfera familiare o nel mondo del volontariato c’era una proiezione consequenziale, un impegno inizialmente civico. Il sindaco è il tassello dello Stato più a contatto con il cittadino e su cui più si investe fiducia, ma c’è un sistema di contorno che di certo non favorisce l’impegno perché tende a lasciarti da solo davanti ai problemi. Le responsabilità sono tante oggi come un tempo, ma il compito è diventato talmente assorbente che di fatto porta via la vita personale».
Non esiste un vademecum del perfetto sindaco, l’entusiasmo nel dedicare un periodo della propria vita al bene comune e nell’incidere positivamente sulla vita delle persone vanno necessariamente calibrati con i conti del bilancio da far quadrare. Anche per Bendinelli la carenza di chi decide di candidarsi è riconducibile alla difficile situazione economica attuale che fa vedere il mondo con meno filtri romantici, ma decisamente più pragmatici: «Sono appena stato assolto da un rinvio a giudizio, fare amministrazione significa anche questo, essere caratterialmente solidi per farlo a tempo pieno, sapendo anche di dover rinunciare al proprio lavoro. Bisogna chiedere l’aspettativa, ma l’impegno deve valere un riscontro economico quantomeno pari rispetto al lavoro che uno svolge prima di buttarsi in politica. Oppure si pesca nel mondo dei liberi professionisti, ma così inevitabilmente si riduce il numero di candidati».
Secondo Davide Bendinelli, una soluzione pratica e realistica per arrestare la penuria di candidature e sopperire al mancato ricambio generazionale all’interno delle fila dei partiti, può essere replicare il modello dei tre mandati consecutivi, in atto nei comuni con popolazione inferiore ai tremila abitanti, e proporlo anche in realtà più popolose fino ai 10 mila cittadini. Forza Italia ha sempre annoverato nelle sue schiere liberi professionisti, imprenditori e lavoratori autonomi, al contrario del Partito democratico che più degli altri risente di un passaggio epocale: «La rete fatta di impegno e circoli continua a esserci – rassicura Luigi Bisato – ed è lodevole soprattutto in territori lontani dove ci si prodiga anche senza far parte dell’amministrazione, ma continuando a fare attività sul territorio. Subiamo anche noi questo impoverimento e soprattutto questa lontananza dei cittadini della politica che per buona parte è colpa anche della classe politica stessa. La viviamo anche noi, siamo coinvolti, vediamo che l’interesse non svanisce però spesso si ferma lì, manca una costruzione più a lungo termine».
