All’Arcella, il 6 novembre, una messa per la beata Enselmini e per la “sua” casa di accoglienza
Nel Giubileo della speranza, la comunità dell’Arcella ricorda la beata Elena Enselmini: vent’anni di accoglienza, fede e servizio silenzioso accanto ai malati e a chi soffre
Clarissa della prima ora, testimone di speranza cristiana nella malattia, confidente e amica spirituale di sant’Antonio: la beata Elena Enselmini (1207-1231) è una delle figure più luminose dell’Arcella francescana. Nata a Padova, visse la sua breve vita nel piccolo monastero di Santa Maria della Cella, accanto al luogo in cui sant’Antonio concluse il suo cammino terreno. Qui riposa dal 1957, dopo una peregrinatio di secoli tra varie chiese padovane. Proprio al santuario dell’Arcella – uno dei luoghi giubilari della Diocesi di Padova – viene celebrata, mercoledì 6 novembre alle 18, la memoria della beata con volontari e ospiti della casa di accoglienza “Beata Elena Enselmini”, che nel 2025 compie vent’anni di servizio silenzioso accanto ai malati e a chi vive momenti di fragilità. Spiega padre Andrea Vaona, vicario parrocchiale di sant’Antonino e responsabile della casa di accoglienza: «Nel Giubileo della speranza vogliamo ridare visibilità a una donna che, pur restando nell’ombra del Santo, è una presenza viva e amata all’Arcella. Elena resta per tutti noi una sorella nella sofferenza e una patrona dei malati».
Alla celebrazione saranno esposte le riproduzioni di due antiche pergamene dell’archivio storico dei frati: una attesta la morte della beata il 4 novembre 1231, l’altra ricorda, in volgare padovano del Cinquecento, la realizzazione della sua cassa sepolcrale da parte delle clarisse. Ogni giorno, nel santuario, la devozione popolare continua. «Mamme e bambini si fermano sempre davanti alla sua urna. Quella della beata Elena è una presenza amica, che consola e accompagna».