Mosaico
Antonio Pennacchi, la scomparsa di uno tosto. E vero
Basterebbe leggere, o rileggere, “Canale Mussolini”, il romanzo che gli ha dato premio Strega, finale al Campiello e fama per capire da dove venissero gli opposti estremismi del compianto Antonio Pennacchi, che ci ha lasciato improvvisamente all’età di 71 anni: dai miti di fondazione, anzi, di rifondazione, dalle sue radici tosco-umbre da parte di mamma e veneti del padre e dalla ventura di nascere in una (numerosa) famiglia di coloni arrivati nelle paludi pontine perché lì si poteva ricominciare da capo. Pennacchi aveva attraversato praticamente tutto l’orizzonte politico e ideologico italiano, dalla destra nostalgica del Movimento Sociale Italiano alla sinistra più estrema, vale a dire i marxisti leninisti puri e duri, quelli che simpatizzavano per Mao, ma con variazioni che lo portarono al Psi, alla Cgil, con cui ebbe rapporti assai conflittuali e infine alla Uil e al Partito Democratico.