L’esame di Stato sembra essere il bersaglio preferito di ogni inquilino di Viale Trastevere, forse l’ingranaggio più semplice da modificare nel complesso sistema scuola.
Il ministro Fiornamonti ha annunciato che dal settembre 2020 nei programmi scolastici di ogni ordine e grado entreranno i temi del cambiamento climatico e della sostenibilità. Gli studenti dovranno dedicare 33 ore l’anno, quasi un’ora a settimana, a studiare i problemi legati al cambiamento climatico. Problemi che però non avranno uno spazio apposito, bensì verranno affrontati trasversalmente nelle diverse materie scolastiche. Le fiabe per i bambini più piccoli, una formazione invece più tecnica per i più grandicelli che alle superiori dovranno affrontare approfondimenti sulla base dell’Agenda 2030.
La decisione degli insegnanti di un istituto del Lodigiano è probabilmente un’occasione di crescita di consapevolezza del ruolo della scuola e della “comunità educante”, ma alle volte bisogna anche rendersi conto che ericonoscere che le buone intenzioni e le buone idee si scontrano con realtà che le rendono evanescenti, ade scempio per quanto riguarda il sostegno che la scuola dovrebbe garantire in situazioni precise. La "lezione" di questo collegio deve allora servire per rilanciare valori e consapevolezza.
Auspicare un “tempo dei bambini” vuol dire scommettere sul futuro, ma anche chiedere un impegno molto concreto a chi, nel presente, ha responsabilità politiche ed educative. In campo educativo ad esempio il dato dell’abbandono scolastico non fa ben sperare: nel decennio 2008-2018 l’Italia ha recuperato qualche punto percentuale, «ma il trend positivo di riduzione del fenomeno ha subito una battuta di arresto e dal 2016 al 2018 è passato dal 13,8% al 14,5% allontanando ulteriormente l’obiettivo europeo del 10%». Insomma: non stiamo bene.
Per adesso la nuova stagione scolastica si annuncia con grandi promesse e aspettative: il Consiglio dei ministri ha dato il via libera qualche giorno fa all’assunzione di 24.000 docenti precari. Poi il ministro Fioramonti ha appena dichiarato tra l’altro l’importanza di adeguare lo stipendio degli insegnanti alla media Ue. Tanti buoni propositi per un mestiere nobile, di grande responsabilità, come ha affermatoPeter Tabichi, vincitore dell’edizione 2019 del Global teacher prize, il premio per il docente più bravo del mondo, che ha aggiunto che gli insegnanti sono grandi portatori di cambiamento, conoscono il potenziale dei ragazzi e possono cambiare il mondo.
Sulla scuola ne esce una nuova ogni giorno: nei giorni scorsi è sorta una polemica sulla risorse, pareva infatti che la nota di aggiornamento al Def, tagliasse i fondi alla scuola. L'informazione era errata. Ma il ministro non può stare tranquillo lo stesso, perché c’è chi lo vorrebbe dimissionario per ben altro, addirittura per un sospetto “disprezzo” della cultura italiana: avrebbe infatti iscritto un figlio alla scuola inglese, per di più non facendogli sostenere il test di italiano. Questioni personali a parte, ciò che serve veramente alla scuola non sono le dichiarazioni, ma fatti, risorse in più, certezze, coerenza.