Luis Inácio Lula da Silva a 77 anni torna alla presidenza del Brasile per un terzo mandato, dopo i due dal 2002 al 2010, avendo sconfitto di stretta misura il presidente uscente Jair Bolsonaro (50,9 per cento contro 49,1 per cento). La differenza è stata di circa due milioni di voti, rispetto ai sei che separavano i due contendenti dopo il primo turno, in quella che è stata la campagna elettorale più incerta e “cattiva” di sempre, costellata anche ieri da polemiche e alcuni episodi di violenza
La Conferenza episcopale del Cile ha partecipato, insieme ad altre confessioni religiose, all’incontro svoltosi giovedì 27 ottobre nella sede del Congresso di Santiago, convocato dai presidenti di entrambe le Camere del Parlamento, nell’ambito dei colloqui in corso per dare seguito al processo costituente, dopo che il recente plebiscito ha bocciato la proposta di nuova Costituzione.
Domani sarà il giorno più lungo del Brasile, da molti anni a questa parte, con l’ultima tappa dello scontro frontale tra l’ex presidente Luis Inácio Lula da Silva, sostenuto da una variegata coalizione di progressisti e moderati, e l’ultradestra del presidente uscente Jair Bolsonaro. A preoccupare è soprattutto il clima di divisione che si respira nel Paese, a tutti i livelli, con pesanti incognite su quello che potrebbe succedere dopo lo scrutinio. L’appello del presidente dei vescovi: “Mettiamo fine ai sentimenti che stanno contaminando il processo elettorale, dividendo le famiglie e rompendo le amicizie”
La crisi migratoria che si registra al confine colombiano-panamense, precisamente nella giungla del Darién, il cosiddetto “Tapón del Darién”, dove transitano quotidianamente migliaia di migranti per attraversare il Centroamerica fino a raggiungere gli Stati Uniti (il Sir ha dedicato al fenomeno un recente approfondimento), suscita l’attenzione e l’allarme della rete ecclesiale continentale Clamor, lo strumento attraverso il quale le Chiese latinoamericane, in raccordo con il Celam, seguono i fenomeni delle migrazioni, degli sfollamenti e della tratta di persone.
“La fede dev’essere incarnata”, deve innestarsi in una cultura. Lo spiega al Sir mons. Eugenio Coter, bergamasco, vescovo del vicariato apostolico di Pando, nel territorio amazzonico della Bolivia, al confine, da un lato, con il Perù, e dall’altro con il Brasile. E proprio dalla vita delle Chiese in Amazzonia, dalla loro esperienza, potrebbe nascere, attraverso una lunga gestazione, il “rito amazzonico”, la cui istituzione è diventata un’ipotesi concreta. Mons. Coter, da anni attivo prima nella Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) e poi nella Ceama, la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia, è uno dei protagonisti di questo processo. Al vescovo italiano, che vive da molti anni in Sudamerica, è stato chiesto di coordinare il Nucleo per il rito amazzonico, la commissione incaricata di formulare un’ipotesi rispetto a questa importante, possibile, novità
Lavorano senza sosta, i Caronte di Necoclí, nel nordovest della Colombia. A tutte le ore, con barche regolari e irregolari, decine e decine di venezuelani, oltre a persone di altre nazionalità (soprattutto haitiani e cubani) si imbarcano verso l’inferno. In altro mondo non si può definire il cosiddetto “Tapón del Darién”, il sottile istmo che separa la Colombia da Panama, l’America del Sud dall’America centrale. Ma troppo forte è l’obiettivo di attraversare il serpentone del Centroamerica per raggiungere il Messico, e poi gli Stati Uniti.
Un santo della quotidianità, dell’incontro con le persone e soprattutto con i malati. Un santo che ha vissuto alcune situazioni che lo rendono contemporaneo alle sofferenze di oggi: emigrante, dall’Italia all’Argentina, impegnato nel mondo della salute, come infermiere e come anima del primo ospedale della Patagonia. Un santo, infine, di semplice ma robusta spiritualità. È stato tutto questo Artemide Zatti, che viene canonizzato da Papa Francesco domenica 9 ottobre, in piazza San Pietro
Nel primo turno delle elezioni presidenziali di ieri, l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto il primo round, con il 48,2% per cento. Ma non c’è stato l’immediato ko contro il presidente uscente di ultradestra, Jair Bolsonaro, arrivato al 43,3%, decisamente di più di quello che gli attribuivano i sondaggi. In teoria, il 30 ottobre, i voti ricevuti dalla terza arrivata, Simone Tebet, dovrebbero andare a destra; quelli del quarto classificato, Ciro Gomes, a sinistra. Ma la partita è aperta.
Ieri, 2 ottobre, Giornata della non violenza, la Chiesa colombiana ha aderito alla campagna “No Matarás” (“Non ucciderai”), promossa da numerose organizzazioni sociali. Attraverso un messaggio, mons. Juan Carlos Barreto, vescovo di Soacha, presidente della Commissione episcopale per la Pastorale sociale, ha lanciato un appello a optare per la non violenza, e a decidere di rispettare il comandamento divino di non uccidere.