Il voto di ieri in Israele ha sancito la vittoria del premier uscente Benyamin Netanyahu, che si riconferma così per la quinta volta, la quarta consecutiva, alla guida del Paese. Il commento ai risultati di Janiki Cingoli, presidente del Cipmo, il Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente
Due sberle, una da Ankara e l'altra da Istanbul: è una sorpresa doppia quella che arriva dalle elezioni amministrative del 31 marzo. Il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan, Akp, ha perso le due più grandi città del Paese, passate all'Opposizione. La coalizione di Governo (Akp e alleati nazionalisti), riesce tuttavia a conquistare il 56% dei comuni, restando, sul piano nazionale, sopra il 50%. L’opposizione si avvicina al 40%. L'analisi dei risultati elettorali di Alberto Gasparetto, dottore di ricerca in Scienza politica e relazioni internazionali all'Università di Padova, autore del libro “La Turchia di Erdogan e le sfide del Medio Oriente. Iran, Iraq, Israele e Siria” (Carocci, 2017)
Nel 2019 ricorre il 25° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Israele. Il 30 dicembre 1993, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, viene siglato a Gerusalemme lo storico Accordo Fondamentale tra i due Paesi, entrato in vigore nel 1994 con lo scambio, in aprile, dei rispettivi ambasciatori. Sul tema abbiamo intervistato l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David
A un anno dall'inizio della Grande Marcia del Ritorno, indetta da Hamas, e repressa da Israele, un'indagine del Norwegian Refugee Council (Nrc), condotta nella Striscia di Gaza, rivela che il 68% dei ragazz,i tra i 10 e i 16 anni, soffre di una forma grave di stress psicologico e che 54% non nutre nessuna speranza in un futuro migliore.
Nel Venezuela che muore di povertà la Chiesa rimane l'unica istituzione credibile davanti agli occhi della gente. Grazie anche alla presenza capillare dei suoi sacerdoti che animano le oltre 3.300 parrocchie e sedi pastorali del Paese. E con la crisi spuntano anche tante vocazioni: sono oltre 1.100 gli aspiranti al sacerdozio nei seminari venezuelani. "Giovani non alla ricerca di un pasto e di un tetto sicuri" ma desiderosi di "mettersi al servizio del popolo e di dedicarsi alla riconciliazione e alla ricostruzione del Venezuela". E per questo scendono anche in piazza...
La risposta alla fame e alla povertà dei venezuelani viene da tante parrocchie del Paese dove sono attive le “ollas solidarias” (pentole solidali), mense dove viene offerto cibo e sostegno. I primi a dare una mano sono gli stessi poveri che le frequentano che offrono quel poco che hanno, nello spirito del condividere per non lasciare indietro nessuno, come recita lo slogan della campagna di Quaresima della Chiesa venezuelana.
Il Venezuela è un Paese al collasso. Gli ultimi giorni sono stati segnati da 100 ore di black out che hanno fermato il Paese. La mancanza di acqua e cibo hanno ulteriormente esasperato la popolazione provata da anni di povertà. Il 18% dei bambini venezuelani sotto i 5 anni soffre di denutrizione acuta. Inoltre l'acuirsi della crisi politica tra Governo e Opposizione sta spingendo molti a emigrare. Ieri l'aeroporto di Caracas è stato preso di assalto da persone che volevano lasciare il Paese. Un primo resoconto dal Venezuela dove in questi giorni si è recata in visita di solidarietà una delegazione di Aiuto alla Chiesa che soffre, composta dal suo direttore, Alessandro Monteduro e dall'assistente ecclesiastico Padre Martino Serrano
Un consultorio familiare per rispondere in modo efficace ai bisogni delle famiglie in difficoltà: è il progetto messo in campo dalla Caritas dell'esarcato armeno cattolico di Atene, in sinergia con Caritas Hellas, l’arcidiocesi della capitale e Caritas Italiana. Si tratta del primo Consultorio familiare di Grecia e sarà operativo dalle prossime settimane. Il sostegno della Cei, attraverso l'Ufficio per la pastorale della famiglia
Da Karachi a Lahore, viaggio nei quartieri cristiani e nelle chiese attaccate dai terroristi islamici. Una lunga storia di violenze, abusi e vessazioni. Le storie di Akash Bashir, il giovane volontario della sicurezza che si è sacrificato per bloccare un kamikaze, e quella del piccolo Abish, solo 12 anni, morto in un attentato, mentre si recava in chiesa per accendere una candela alla Madonna. I cristiani pakistani resistono e dicono: "Noi non ci nascondiamo. Siamo orgogliosi di essere cristiani". E mostrano la Croce posta sulle porte delle loro case. L'impegno della Chiesa nel campo dell'istruzione