Trenta anni dopo lo scoppio della guerra, nella Bosnia di oggi l’espressione artistica è diventata anche un mezzo per guarire la memoria del conflitto e una forma di resistenza alla guerra. Questo grazie all'impegno di giovani artisti bosniaci e di una storica dell'arte italiana, Claudia Zini, trapiantata a Sarajevo, fondatrice del Kuma International, un centro internazionale di ricerca sulle arti visive legate alla guerra e alla violenza, alle memorie di guerra
“In questo delicato momento storico, caratterizzato da conflitti e morti, su cui aleggia ancora il clima pandemico, ci sono gesti che aprono alla speranza e che accogliamo con la profonda gratitudine del cuore”, con queste parole l’arcidiocesi di Rossano-Cariati ha comunicato la donazione che i detenuti del carcere di Corigliano Rossano hanno fatto pervenire all’Arcidiocesi per contribuire alla campagna Caritas per i rifugiati in fuga dalla guerra in Ucraina.
La risposta cattolica alla pulizia etnica a Banja Luka, durante la guerra di Bosnia di 30 anni fa: fare il bene per dimostrare che stare insieme era possibile senza odiarsi. La testimonianza del direttore della Caritas locale, don Miljenko Anicic. Gli aiuti di ieri e i progetti di oggi
Una guerra iniziata 11 anni fa, “che purtroppo non è ancora finita”. Lo scrive suor Marta Luisa dal Monastero trappista di “Nostra Signora Fonte della Pace” di Azeir, in Siria. Dal 2005 infatti un piccolo gruppo di sorelle, provenienti dal monastero di Valserena, in Toscana, si è stabilito vicino ad Aleppo, per dare inizio a una nuova comunità monastica.
Con pensiero alla guerra in Ucraina e alla sfida russa all'Occidente, mons. Komarica rivive gli orrori della pulizia etnica operata dai serbo-bosniaci durante la guerra in Bosnia (1992) che ha visto soffrire i cattolici croati di Banja Luka, oggi capitale della Repubblica Srpska. La scelta di non combattere che ha salvato molte vite. L'impegno per aiutare tutti, ieri come oggi, senza distinzione di etnia e fede
Ci saranno anche le comunità cattoliche di Gaza e di Knayeh, villaggio cristiano della provincia di Idlib, in Siria, dove ancora si combatte una guerra cominciata nel 2011, a pregare in comunione con Papa Francesco che domani pomeriggio nella Basilica di San Pietro consacrerà Russia e Ucraina al cuore immacolato di Maria. A Knayeh, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte (gli altri sono Yacoubieh e Gidaideh), nel nord-ovest della Siria, sotto controllo dei jihadisti di Tahrir al-Sham, oppositori al regime del presidente Assad, dice al Sir il parroco, padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa “la nostra piccola comunità si ritroverà dentro la chiesa alle 16 ora italiana per celebrare la Via Crucis e la Messa.
Con un messaggio inviato ai cappellani delle carceri d’Italia, don Raffaele Grimaldi, Ispettore Cappellani Carceri italiane, in comunione con Papa Francesco che oggi, alle ore 17, dalla Basilica vaticana di san Pietro consacrerà Russia, Ucraina e il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria, ha voluto coinvolgere la realtà carceraria per farsi “unitamente strumento di pace e di riconciliazione”.
Ad aiutare i profughi ucraini in fuga dalla guerra che giungono in Romania ci sono anche i volontari del Banco Alimentare rumeno. Il Sir ha raccolto la testimonianza del presidente Gabriel Sescu. L'impegno della Federazione europea dei banchi alimentari
"In Bosnia-Erzegovina c'è tanta voglia di Italia": così l'ambasciatore di Italia a Sarajevo, Marco Di Ruzza, sintetizza lo stato ottimale delle relazioni bilaterali tra i due Paesi che vantano rapporti diplomatici lunghi 159 anni. In una intervista al Sir, il diplomatico italiano racconta l'impegno del nostro Paese in Bosnia, paese nevralgico del quadrante balcanico, che proprio in questi giorni ricorda i 30 anni dello scoppio della guerra e dell'assedio di Sarajevo