Il Pontificio istituto missioni estere apre i battenti del rinnovato centro di via Monte Rosa: caffetteria culturale, museo multimediale, teatro, biblioteca, negozio equosolidale. Spazi e iniziative per creare dialogo, comprendere la globalizzazione, portare il messaggio evangelico nel cuore della metropoli e del Paese. L'arcivescovo Delpini: incrocio fra orizzonti universali e culture locali. Padre Brambillasca: necessario educare alla mondialità
Regno Unito, Germania, Francia, Italia... Non c'è Paese europeo che sfugga all'imbarbarimento della vita politica e al degrado delle istituzioni democratiche. Le ragioni sono complesse: la diffusione di paure legate alla globalizzazione, alla crisi economica e alle migrazioni, si somma alle fake news e al venir meno del senso di responsabilità verso la "cosa pubblica". Alcuni spunti per riavvicinare cittadini e "palazzo"
Il sacerdote domenicano termina il 31 agosto, il suo servizio come segretario generale della Commissione degli episcopati dell'Unione europea. Con il Sir traccia un bilancio dell'esperienza a Bruxelles, mentre lo attende un nuovo compito a Erbil, in Iraq. Le riflessioni sulla democrazia comunitaria ("le istituzioni decidano non per conto dei cittadini, ma con i cittadini"), il ruolo dei credenti per costruire la casa comune: "occorrono - afferma - cristiani formati, competenti e impegnati nella società, nell’economia, nella politica"
Il summit dei sette Grandi chiude i battenti senza decisioni di rilievo. E sul tavolo rimangono numerosi temi da affrontare e risolvere: questione ambientale, guerre commerciali, nucleare e sicurezza, Brexit... Tusk ha portato a Biarritz la voce dell'Unione europea, sottolineando altri nodi da sciogliere: futuro dell'Africa e migrazioni, Brexit, tutela dei diritti umani e della democrazia rispetto alla minaccia nazionalista. L'Italia, che attraversa l'ennesima crisi politica, non sembra avere al momento voce in capitolo
La presidente della Commissione europea ha presentato al Parlamento di Strasburgo un'agenda di lavoro di respiro quinquennale che affronta una molteplicità di "urgenze" economiche, sociali, ambientali. Si è parlato di progetti utopistici: eppure emergono idee tutt'altro che campate per aria. Si tratta, semmai, di passare dal dire al fare
La sessione plenaria di questa settimana ha messo in luce problemi non da poco sul modo di comprendere e interpretare il ruolo di eurodeputato. C'è chi è un po' a digiuno di diritto comunitario, chi pensa di stare a Strasburgo solo per elogiare o denigrare il proprio governo nazionale, chi scambia l'emiciclo per un palco di cabaret. Ora è il momento di fare sul serio e il primo impegno saranno le audizioni dei commissari designati. In gioco ci sono, sempre e comunque, attese e interessi dei popoli europei
Con 383 sì rispetto ai 374 necessari, e 327 contrari, la politica tedesca, esponente dei popolari, si assicura il ruolo di futuro presidente dell'Esecutivo: entrerà in carica dal 1° novembre. Un programma di lavoro ricco, ambizioso, forse un po' utopistico, che convince i gruppi politici "europeisti" e lascia fuori dalla maggioranza sovranisti, verdi e sinistra
L'accordo raggiunto sui "top job" e la ripresa dell'attività del Parlamento di Strasburgo sono segnali di un'Europa che - nonostante tutto - si rimette in movimento. Vengono però al pettine tutti i nodi che l'opinione pubblica avverte e che hanno portato indubbi vantaggi elettorali alle forze sovraniste. Non vanno peraltro sottovalutate le visioni diametralmente opposte su ciò che è e ciò che dovrebbe essere e fare l’Unione europea di domani