“In questi giorni mi hanno rimproverato perché ho dimenticato di ringraziare un gruppo di persone che anche lavora… Ho ringraziato i medici, infermieri, i volontari… ‘Ma lei si è dimenticato dei farmacisti’: anche loro lavorano tanto per aiutare gli ammalati ad uscire dalla malattia. Preghiamo anche per loro”.
Il lunedì in Albis - Pasquetta - gli italiani sono abituati a fare, con amici e parenti, la gita fuori porta, ma con l'epidemia in corso tutte le nostre abitudini sono cambiate e con l'obbligo di restare a casa ogni attività è rimandata a data da destinarsi. Ma anche se non possiamo incontrarci con i nostri amici, al tempo del coronavirus "la socialità si è rafforzata", sostiene lo scrittore originario di Napoli
Da quando è scoppiata l'epidemia le notizie riguardanti il nuovo virus hanno monopolizzato l'attenzione. Si è scoperto che non tutte le opinioni si equivalgono, ma ci sono pareri più autorevoli, come quelli degli esperti. Bisogna fare, però, attenzione perché nessuno ha le risposte in tasca. Di questo e altro parliamo con Adriano Fabris, professore di Filosofia morale e di Etica della Comunicazione all’Università di Pisa
Nel Paese europeo con il maggior numero di contagiati, almeno al momento, l'impatto dell'epidemia si fa sentire sulle famiglie e, soprattutto, sulle categorie più svantaggiate, ma sono moltissime - oltre trecento - le iniziative messe in campo dalle diocesi
“Il video che riprende padre Maccalli è arrivato, attraverso intermediari, ad Avvenire e ad un’agenzia locale in Niger, che l’ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, come mi ha avvisato un mio confratello proprio dal Niger.
La diffusione dell'epidemia non sta risparmiando nessuna realtà nel nostro Paese. Il presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche ci racconta delle difficoltà che si stanno vivendo, dalla scarsità di dispositivi di protezione individuale all'impossibilità di accogliere nuovi ragazzi nei centri senza tamponi, e dell'incertezza per il futuro in un settore già estremamente fragile. Accanto alla sua testimonianza quella di chi vive, come operatore o utente, nelle comunità, da Nord a Sud
Continua l’impegno delle diocesi italiane nel far fronte all’emergenza Covid-19 mettendo a disposizione strutture edilizie, proprie o altrui, destinate principalmente a tre categorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quarantena, senza dimora.
Per il parroco di Caivano, "quando stasera il Santo Padre si affaccerà sul sagrato della basilica di San Pietro", con la piazza vuota per elevare a Dio una supplica, in un periodo particolare, "dove il mondo è in ginocchio per la pandemia", e "vivere con fede e speranza questo tempo di sofferenza e paura", "quella piazza sarà strapiena, forse più piena di quando Giovanni Paolo II teneva a San Pietro i momenti più importanti del suo pontificato". Il sacerdote ricorda: "Nel Vangelo dell’Annunciazione, l’Angelo prima di andare via da Maria le ricorda che a Dio nulla è impossibile. Noi continuiamo a pregare" e lo "facciamo insieme con il Papa. Abbiamo bisogno di lui e dei nostri vescovi"
La fascia della terza età è quella sta soffrendo di più per la diffusione del contagio, sia in termini di vittime sia in termini di solitudine. Se tocca ai medici strappare più vite possibili alla morte, ci sono i volontari, che cercano di farsi vicini anche attraverso una telefonata. Se ci sono poi necessità improrogabili, nel rispetto delle disposizioni, si cerca di aiutare gli anziani in ogni modo