Comincia con il restauro del Compianto sul Cristo morto conservato nella chiesa di San Pietro, a Padova (parrocchia della Cattedrale) il terzo progetto del Museo diocesano e dell'ufficio beni ecclesiastici finalizzato al restauro e alla valorizzazione di opere d'arte conservate nelle chiese della diocesi. Il progetto prevede l'intervento su tre terrecotte quattrocentesche: oltre al gruppo di San Pietro, due Madonne col Bambino conservate a San Nicolò e Pozzonovo.
Diego Paluan, l'anima dell'abbazia di Carceri d'Este, continua nel suo paziente lavoro di riscoperta e valorizzazione della storia del monastero. Ha studiato una lapide ottocentesca che ricorda la donazione di un'antica edicola funeraria romana da Carceri al Museo atestino
L'oratorio di San Michele di via Tiso di Camposampiero è stato restituito alla città di Padova dopo un complesso restauro che ha riposizionato l'ingresso, risanato la copertura e l'umidità delle pareti.
Da martedì 3 a sabato 7 aprile dieci ragazzi del liceo padovano Duca d'Aosta organizzano le visite guidate in tre edifici sacri di Borgo Altinate poco noti: la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, San Gaetano e Santa Maria ad Nives, la chiesa dell'ospedale Giustinianeo. L'iniziativa si colloca nell'ambito delle anteprime del Festiva biblico che ha quest'anno come tema "Il futuro".
La Settimana santa è il centro della pastorale padovana, con le sue attenzioni privilegiate ai giovani e alle parrocchie. Lo spiega don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale della diocesi
Si concluderanno domenica 25 marzo a Schio le celebrazioni che la diocesi di Vicenza e la parrocchia scledense dedicano al ricordo del venerabile mons. Elia Dalla Costa che è stato arciprete di Schio durante la grande guerra, vescovo di Padova e arcivescovo di Firenze nella seconda guerra mondiale.
Cent'anni fa moriva don Angelo Pelà, il fondatore del patronato Santissimo Redentore di Este, primo centro giovanile della diocesi, tra i primi del Veneto.
Don Pelà aveva un concetto di sacerdote-educatore modellato su don Bosco, che voleva arrivare a una fede cristiana impegnata nella vita e per la vita delle persone, inserendosi nella loro realtà sociale e culturale. La formazione cristiana andava quindi inquadrata all’interno di un concetto di “educazione integrale” di grande modernità che svilupperà al Redentore immaginando il patronato come coordinatore di una “comunità educante” con riferimento alle famiglie, dotato di un gruppo qualificato di animatori-educatori (chiamati “capisquadra”) per collaborare all’unico progetto educativo.