I seggi non sono ancora tutti chiusi, ma le proiezioni non lasciano margini a stravolgimenti del verdetto: Donald J. Trump sarà il 47° presidente degli Stati Uniti e il Senato è tornato a guida repubblicana. Sulla Camera i margini di vittoria per il Grand Old Party (altro nome dei repubblicani) non sono ancora netti, ma un’eventuale sconfitta sarebbe marginale, rispetto ad un partito che ha in mano il potere giudiziario, potendo contare su una maggioranza conservatrice alla Corte Suprema, il potere esecutivo e una parte rilevante di quello legislativo
L’anno elettorale per eccellenza, che ha visto metà della popolazione mondiale al voto, con risultati che quasi mai hanno premiato il governo in carica, avrà oggi il suo culmine nelle elezioni Usa
Nonostante entrambi i candidati abbiano tenuto la scorsa settimana i discorsi di chiusura della loro campagna elettorale, continuano il loro tour negli Stati indecisi, sperando che fino alla fine l’ago della bilancia si muova in un’unica direzione. Oltre 75 milioni di americani quella direzione l’hanno già decisa perché hanno scelto di votare in anticipo o per posta rispetto al giorno ufficiale dell’elezione: il 5 novembre
53 benedettine residenti in Pennsylvania si sono ritrovate in un post su X accusate di aver manipolato il processo elettorale. Suor Patricia e le sue consorelle sono tra le vittime del “Movimento per l’integrità elettorale”, una novità della campagna elettorale statunitense. Guidato dalla narrativa delle elezioni rubate e truccate del 2020, il Movimento inizialmente noto come “Stop the steal – Stop al furto” è diventato ora una quinta colonna del partito repubblicano per vigilare sul processo di certificazione del voto, sull’integrità delle schede elettorali e sulla registrazione degli elettori
Michigan, Nevada, Arizona, Pennsylvania e Wisconsin sono tra gli stati chiave che decideranno le elezioni del 2024. I loro elettori, non chiaramente schierati per i repubblicani o per i democratici, determineranno se sarà Kamala Harris o Donald Trump ad ottenere i 270 delegati necessari a vincere la presidenza. Proprio in questi stati, nelle ultime settimane, gli elettori cattolici sono diventati un target decisivo, preso di mira da pubblicazioni che si spacciano per cattoliche, ma non lo sono, e i vescovi sono stati costretti ad intervenire. In un articolo del 20 ottobre, ProPublica, un'organizzazione non profit di giornalismo investigativo, ha notato la rinascita del "Catholic Tribune" proprio in questi stati cosiddetti "oscillanti". La diocesi di Reno, in Nevada, la Wisconsin Catholic Conference e l'arcidiocesi di Detroit in Michigan hanno fatto sentire la loro voce, rinnegando le pubblicazioni e mettendo in guardia i loro fedeli.
A meno di due settimane dalle elezioni, mentre vari stati hanno già iniziato a inviare via posta le loro preferenze o a recarsi alle urne anticipatamente, come permesso dalla legge, i due candidati alle presidenziali americane si stanno sfidando sui fondi che finanziano le loro campagne. L’ultima donazione eclatante, che ha rotto i protocolli di riservatezza, è stata quella di Bill Gates, il fondatore di Microsoft che ha donato alla campagna elettorale di Kamala Harris circa 50 milioni di dollari. L’uomo più ricco al mondo, Elon Musk, fondatore della casa automobilistica Tesla e della compagnia spaziale X sta invece sorteggiando 1 milione di dollari al giorno in una lotteria a cui possono partecipare elettori registrati per votare e che firmano una petizione a sostegno delle libertà espresse nel primo e nel secondo emendamento della Costituzione.
Il sondaggio sul voto cattolico riflette in generale lo stato d’animo degli americani che hanno assegnato all’economia lo scettro della vittoria delle prossime presidenziali. Solo una piccola minoranza ha nominato sacerdoti, vescovi, Papa Francesco e le sue encicliche come decisive per le loro preferenze politiche
Con la sua scia distruttiva di venti, piogge, mareggiate non ha risparmiato alla sua furia neppure parrocchie, scuole cattoliche, centri di assistenza alla maternità
Così il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha aperto il suo discorso di indirizzo alla 79 sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si sta tenendo a New York