“Il nostro è un Paese povero. La nostra gente semplice deve affrontare due sfide importanti: il Covid e il colpo di Stato. Milioni di persone hanno bisogno di cibo. Ora si parla di guerra civile. Chiedo a tutti di non costringere il Myanmar di raggiungere questo livello di tragedia”.
Negli ultimi due mesi, il Myanmar è stata una terra bagnata dal sangue, teatro di una Via Crucis con le stazioni delle torture, abusi, uccisioni spietate. Ma l’invito dell’arcivescovo di Yangon per Pasqua è a “non disperare” e a credere che ci sia, anche per questo Paese, la “Resurrezione della libertà, della democrazia, della pace e della prosperità per tutti”. Nel Messaggio il card. Bo si rivolge ai militari: “Chiunque uccide il popolo innocente dovrà rispondere a Dio”. E ai giovani che stanno manifestando per le strade, dice: “Mettete a tacere il linguaggio spietato della violenza. Sconfiggete il male con l’amore e l'umanità. Questo era il messaggio della Croce. Questo è il destino di questa nazione”
Il governo ha rassicurato i cattolici e i cristiani in generale di poter regolarmente celebrare la Settimana Santa e la Pasqua, garantendo la sicurezza dei luoghi di culto. Lo ha detto al Sir il card. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale indonesiana, facendo il punto della situazione all’indomani dell’attentato suicida contro la cattedrale cattolica nella città indonesiana di Makassar.
Si contano i morti mentre i militari fanno irruzioni nelle case, arrestano senza mandato, sparano anche contro adolescenti e bambini. Sono i racconti che arrivano al Sir da fonti che per sicurezza vengono lasciate nell’anonimato. D’altronde è pericoloso anche solo scattare foto. I video girati clandestinamente documentano quanto sta effettivamente succedendo per le strade del Paese. Dal Myanmar arriva un grido di aiuto: “Il popolo è unito. Ha fame di democrazia. Sono certo che questo popolo pacifico vincerà questa battaglia e che il Paese tornerà ad essere una nazione che si basa sulla pace e sulla giustizia, nel rispetto dei diritti umani e della dignità. Ma per favore, continuate a pregare per noi. Aiutaci a combattere contro le forze del male. Chiedete alle comunità internazionali di venire a salvarci con ogni mezzo possibile. Non possiamo vincere questa battaglia da soli”
La chiusura fino a maggio affossa i 24mila agriturismi italiani con la primavera che è la stagione preferita dagli italiani per gite fuori porta e scampagnate ma ad essere colpita è tutta la ristorazione per la chiusura del servizio al tavolo o al bancone dei 360mila bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi con un crack da 7 miliardi per l’intero mese di aprile.
Cittadine e villaggi completamente tagliati fuori dall’acqua. Intere regioni alluvionate. Famiglie evacuate e vittime. Il Sir ha contattato le diocesi più colpite dalle inondazioni nel New South Wales, in Australia, dopo che all’udienza generale Papa Francesco ha rivolto un pensiero di vicinanza e solidarietà. A Parramatta, la diocesi ha aperto scuole e chiese ai rifugiati. Non è la prima volta che l’Australia affronta una catastrofe ambientale: lo scorso anno il Paese fece i conti con siccità e incendi boschivi. Il vescovo francescano di Parramatta, Vincent Long, lancia un appello: “La crisi ecologica richiede una conversione del cuore e un cambiamento di stile di vita. Dobbiamo avere il coraggio di allinearci al piano di Dio per il mondo. Solo agendo nel migliore interesse dell'ambiente, dei poveri e delle generazioni future possiamo salvare questo pianeta dalla devastazione”.
Una bambina di sette anni è stata uccisa a colpi di arma da fuoco dalle forze di sicurezza in Myanmar, diventando la vittima più giovane della repressione che la giunta militare sta compiendo in tutto il Paese, a seguito del colpo di stato del 1° febbraio scorso.
“La lotta del Myanmar è stata fin troppo lunga e sanguinosa. Non ci sono soluzioni facili. L’odio non può essere dissipato con l’odio ma solo con l’amore; l’oscurità non è mai dissipata con l’oscurità ma solo con la luce”.
Si è conclusa l’Assemblea plenaria dei vescovi delegati delle Conferenze episcopali dell’Unione europea con la partecipazione del vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas. Molti i temi affrontati nel corso di un colloquio di oltre un’ora e che stanno particolarmente a cuore all’episcopato cattolico dell’Ue: ripresa dopo la pandemia Covid-19, distribuzione e controlli sui vaccini, politiche di migrazione e asilo, libertà di religione e culto. I vescovi guardano con preoccupazione alla tentazione dei singoli Paesi di chiudersi in se stessi e ribadiscono: “solidarietà” sarà la parola chiave per vincere questa battaglia e uscire dalla crisi