Il teologo Coda, con una ricca esperienza di dialogo con l’islam sciita: “Il Papa segue una ispirazione che mostra di avere due qualità: la prima è la strategia della pace attraverso l’apertura gratuita e disarmata verso tutti che non ha di mira un tornaconto immediato, ma la testimonianza costruttiva del messaggio di fraternità che viene dal Vangelo. La seconda qualità è che questa strategia non scarta nessuno, apre tutte le porte. È vero che anche all’interno del mondo sciita ci sono sensibilità diverse. Se però tutte sono raggiunte dal messaggio di pace e fraternità del Papa, tutte possono essere sollecitate ad aprirsi a scenari di incontro e di costruzione di un mondo plasmato dalla fraternità universale”
Intervista al leader sciita Sayyed Jawad Al-Khoei: “La visita di Papa Francesco in Iraq non è solo per i cristiani, ma è per tutti coloro che ovunque lavorano per la pace”. Sulla presenza dei cristiani in Medio Oriente, dice: “La bellezza di questa terra sta nella nostra diversità e non possiamo immaginare questo posto senza cristiani”. “Siamo tutti sulla stessa barca, affrontando le stesse sfide. La sicurezza dei musulmani dipende dalla sicurezza dei cristiani e la sicurezza dei cristiani dipende dalla sicurezza dei musulmani”. “Non ho dubbi – conclude - che anche il futuro di questa Regione sarà pacifico, ma questo richiederà tempo e volontà politica sia da parte dei leader locali che della comunità internazionale perché non si combattano guerre per procura usandoci come carne da cannone”.
La situazione è sempre più grave. Il numero delle persone in difficoltà che si rivolgono ai consultori sociali di Caritas resta costantemente elevato. È quanto ha denunciato ieri la Caritas Svizzera facendo il “punto” della situazione-povertà, ad un anno dalla crisi sanitaria. Famiglie e stranieri sono maggiormente le persone che si rivolgono alla Caritas e dall’inizio della crisi, un anno fa, l’organizzazione ha sostenuto 17.000 persone in tutta la Svizzera con contributi diretti per un totale di oltre 6 milioni di franchi. Appello alla politica: prorogare l’indennità per lavoro ridotto del 100% per i redditi più bassi fino al termine della pandemia
“L’Unione Europea non deve smarrire la coscienza della sua responsabilità mondiale”. In un’intervista al Sir, mons. Mariano Crociata, vicepresidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea (Comece) spiega perché i vescovi europei e la Caritas Europa hanno unito la loro voce per chiedere all’Unione Europea, in questa delicata fase di vaccinazione, di farsi carico anche del destino dei popoli più deboli e minacciati dalla pandemia. “Del resto – osserva il vescovo -, in un mondo globalizzato, se non viene sconfitto dappertutto, tutti si rimane in qualche modo minacciati. È in gioco una coscienza europea all’altezza della sua responsabilità storica”.
“Il ricorso alla violenza deve cessare. Le lezioni del passato ci avvertono: la violenza non vince mai. Settantadue anni dopo l’indipendenza, chi è al potere, deve investire nella pace. Solo la pace potrà guarire questa nazione. Diamo una possibilità alla pace. La pace è possibile, la pace è l’unica via”.
Preoccupati per l’impatto che la pandemia e il confinamento hanno avuto sui giovani, i vescovi francesi hanno realizzato via web una consultazione alla quale hanno partecipato 2.639 studenti cattolici di età media di 21 anni. Dall'indagine emerge che la pandemia ha “enormemente” toccato la vita sociale, ha influito “negativamente” sui risultati scolastici (esami e concorsi), li ha tagliati fuori “totalmente” da stage, corsi di formazione, impieghi. Una nota positiva c’è: durante il periodo del confinamento forzato, la fede ha costituito per la quasi totalità (94%) un “sostegno nella prova”
Una catena di preghiera in tutta Europa, a partire dal Mercoledì delle Ceneri e per tutto il periodo quaresimale, per le oltre 770.000 persone che nel nostro continente sono morte a causa del Covid-19.
Anche i cattolici per strada. Ieri e nei giorni scorsi, si sono svolte manifestazioni pacifiche a Yangon e in altre città del Paese a sostegno di chi chiede la liberazione di Aung San Suu Kyi e di tutti i prigionieri politici e il ritorno alla democrazia. 15 ambasciatori firmano una Dichiarazione chiedendo alle forze di sicurezza di astenersi da ogni forma di violenza: “Il mondo vi sta guardando”. E il cardinale Bo cita Oscar Romero: “Un vescovo potrà morire, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non perirà mai”