Nuovo appello ieri all’Angelus del Papa per il popolo armeno del Nagorno Karabakh a difesa questa volta dei monasteri e dei luoghi di culto, affinché “possano essere rispettati e tutelati”. Sua Beatitudine Minassian, patriarca di Cilicia degli armeni: “Distruggere le chiese e i monasteri che si trovano in quella regione, significa voler cancellare una storia e quindi distruggere un intero popolo. Ringraziamo il Papa per aver preso questa iniziativa. Il nostro auspicio è che le sue parole possano risvegliare l’Onu e la comunità internazionale affinché agiscano a protezione della storia e della cultura di tutte le Nazioni”
I messaggi viaggiano via Whatsapp. Le telefonate sono brevissime. Ma lo scambio di notizie in queste ore drammatiche di attacchi e assedi è intensissimo. Scrive da Gaza una donna della comunità cristiana dei Focolari: “Se Dio ci chiamasse a sé, siate certi che dal Cielo continueremo a pregare con voi e a supplicarlo con maggiore forza di avere compassione del suo popolo e di voi. Pace, sicurezza, unità e fratellanza universale, questo è ciò che desideriamo e questa è la volontà di Dio e anche la nostra. Come in cielo così in terra”. A rispondere, c’è una ebrea ortodossa, anche lei vicina ai Focolari. Vive però “dall’altra parte”, in una località del distretto di Tel Aviv
Salta il tentativo del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) di portare attorno ad un tavolo di dialogo le due chiese ortodosse ucraine, la Chiesa ortodossa di Ucraina guidata dal Metropolita Epifanij e la Chiesa ucraina ortodossa legata al Patriarcato di Mosca.
Sabato 8 ottobre è stata presa di mira e colpita anche la chiesa ortodossa della Natività della Santa Vergine mentre era in corso la funzione domenicale. A darne notizia è il vescovo Nikodym con foto che mostrano le persone, per lo più anziane, accovacciate per terra per proteggersi dai colpi. Anche la chiesa greco-cattolica nella città di Beryslav, sulle rive del fiume Dnipro nella regione di Kherson, è stata colpita e ha subito danni. La testimonianza al Sir di Ignatij Moskalyuk, parroco del monastero basiliano di San Volodymyr
“Siamo sconvolti, scioccati. Siamo devastati, sfiniti dalle immagini che vediamo. Uno shock totale, per tutti i massacri perpetrati ai civili e per tutti i civili deportati a Gaza. Abbiamo visto cose orribili, decine e decine di neonati, ragazzi donne e anziani, usati come scudi e trofei umani. Terrificante”. E’ Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia (Ucei), a farsi portavoce in questa intervista al Sir del sentire del popolo ebraico in Italia
Le notizie sono ancora confuse. “Le forze dell’ordine stanno ancora scavando tra le macerie e quindi il bilancio delle vittime purtroppo è ancora provvisorio”.
“Siamo felici. Questo Premio Nobel riconosce la lotta del popolo iraniano per la libertà e la democrazia in Iran e riconosce specialmente la lotta delle donne iraniane”.
Secondo i dati forniti dal governo armeno, aggiornati al 3 ottobre, il numero degli sfollati forzati dal Nagorno Karabakh è di 100.625 persone mentre 21.195 sono i veicoli che hanno attraversato il ponte Hakari. Il numero invece di persone registrate è di 91.924. La registrazione è fondamentale per poter accedere ai programmi di sostegno statale e ai vari centri di accoglienza predisposti in tutto il Paese. Intanto, sempre il 3 ottobre, in diretta tv, il parlamento armeno ha ratificato con 60 voti a favore e 20 contrari lo Statuto di Roma, il trattato che istituisce la Corte penale internazionale (Cpi). Un passo “enorme” e coraggioso che allontana l’Armenia dalla Russia.