La guerra ha cambiato in profondità anche la “geografia” fisica e spirituale della Chiesa in Ucraina. “Siamo diventati – osserva don Taras Zheplinskyi - una chiesa unita attorno al comandamento di amare Dio e il prossimo. Una Chiesa, che nonostante il pericolo, rimane e sceglie di stare a fianco della gente che soffre. Una Chiesa che cerca di proteggere e salvare la vita. Una Chiesa al servizio di tutti, nella società. Una Chiesa dove tutto è condiviso e se c’è una parte che soffre, tutti, in Ucraina e nel mondo, sentono e vivono quella stessa sofferenza”.
Sono i “numeri della solidarietà”. E’ la Caritas-Spes – organismo della chiesa greco-cattolica ucraina – a stilare un Report su quanto, ad un mese dall’inizio del conflitto, i centri, le strutture e le parrocchie stanno facendo, sul territorio, per le persone colpite dalla guerra che non sono fuggite dal Paese.
“Il papa ha ascoltato le nostre storie. Ne ha preso conoscenza e le ha profondamente capite. Ora speriamo che le sappia tradurre dalla testa al cuore e le sappia tradurre in azioni. Non vediamo l’ora di sentire le sue risposte all’udienza generale come anche cosa intende fare per la visita in Canada”.
Sono passati due anni. Era il 27 marzo 2020. Il mondo era in preda ad una pandemia che non si arrestava, mietendo vittime, soprattutto tra i più anziani e i più vulnerabili.
“È dalle 3 e mezzo di stanotte che hanno cominciato a bombardare e solo ora, da qualche minuto, hanno smesso. Tutta la città è stata colpita, anche l’aeroporto. Hanno colpito il policlinico che fungeva da punto di raccolta e distribuzione degli aiuti umanitari. È stato colpito questa mattina ed ora è fuori uso. Il bilancio dell’attacco è di 6 morti, 17 feriti”.
Messa nella stazione della metropolitana nel centro di Kiev. Succede anche questo nella capitale ucraina che sta resistendo da un mese agli assalti delle forze russe.
Il massacro di Mariupol ha il volto dell’esodo forzato. Padre Pavlo Tomaszewski, parroco della parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa a Mariupol, conferma al Sir l’ennesimo orrore che si sta consumando nella città martire dell’Ucraina. “Alcuni parrocchiani mi hanno detto che i loro parenti sono stati messi dai ceceni in autobus e portati in Russia. È quasi impossibile comunicare con le persone che sono cadute in questi canali. A volte alcuni riescono a mettersi in contatto, ma è molto raro”. La vice prima ministra ucraina, Iryna Vereshchuk, ha affermato che 2.800 persone hanno lasciato la città assediata di Mariupol utilizzando mezzi di trasporto privati. Ma è proprio questo il problema: “le colonne delle macchine sono a volte bersaglio di spari”, dice il parroco. “Questa è la guerra, sparano ovunque, si può sempre finire sotto il fuoco”.
Nonostante i bombardamenti, le sirene e il coprifuoco, anche in Ucraina, da Kiev a Odessa, “se tutto va bene, se non ci saranno allarmi e se la situazione lo permetterà”, i cattolici vivranno in comunione con Papa Francesco a Roma l’atto di consacrazione al cuore Immacolato di Maria di Ucraina e Russia.