“Ogni momento stanno buttando le bombe, la città è distrutta. Per fortuna la curia non è stata più colpita così come le altre chiese. Una bomba però è caduta vicino alla sinagoga. In città non c’è acqua, né gas né luce. Sono uscito proprio ora per una commissione e ho visto file lunghissime di persone sia ai supermercati dove fanno entrate in maniera scaglionata sia alle farmacie”.
Parla il rettore della parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa e offre una testimonianza choc: “In questo momento c'è una catastrofe. La città viene bombardata ogni giorno. Oggi un aereo russo ha sganciato una bomba sull'ospedale pediatrico. La zona dove si trova il nostro monastero è stata bombardata per 4 giorni senza sosta”. La città è circondata dai russi. Non consentono l'arrivo degli aiuti umanitari. A causa dei bombardamenti, non c'è acqua, luce o gas
“Condividendo i sentimenti di angoscia e preoccupazione di Papa Francesco più volte espressi per i ‘fiumi di sangue e lacrime che scorrono in Ucraina’, mi permetto di implorare Sua Santità con spirito di fraternità: per favore, rivolga un urgente appello alle autorità russe affinché fermino immediatamente le ostilità contro il popolo ucraino e mostrino buona volontà per cercare una soluzione diplomatica al conflitto, basata sul dialogo, il buon senso e il rispetto del diritto internazionale, consentendo al contempo corridoi umanitari sicuri e accesso illimitato all’assistenza umanitaria”.
“Quando la Chiesa costruisce la pace, lo fa attraverso gesti di risolutezza assoluta”. Lo dice al Sir il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, a proposito della presenza del card. Konrad Krajewski, inviato speciale del Santo Padre per l’assistenza umanitaria in Ucraina.
Per il grande Paese asiatico il conflitto "è un gran pasticcio", osserva l'esperto. E sulla telefonata ieri tra Xi Jinping, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, aggiunge: “Gli ucraini, se resistono, non cederanno. E Putin ha bisogno di una vittoria. Le due parti quindi mi sembrano molto ferme nelle loro rispettive posizioni e temo che, fin quando una delle due non comincia a cedere, i margini di una mediazione non esistono per nessuno”
Ieri, domenica 6 marzo, il vescovo Vasyl Tuchapets, esarca di Kharkiv della Chiesa greco-cattolica ucraina, per diverse ore, insieme ai parrocchiani, ha distribuito aiuti umanitari ai residenti della martoriata città fortemente presa di mira dai bombardamenti russi.
Parla Giovanni Guaita, sacerdote ortodosso di Mosca, autore e firmatario di una lettera in cui 300 chierici ortodossi (sacerdoti e diaconi) chiedono la pace e l’interruzione del conflitto in Ucraina. Sul “silenzio” del Patriarcato di Mosca, dice: “Bisogna considerare il fatto che il Patriarca Kirill si trova a capo di una Chiesa che vive in Ucraina, ma anche in Russia e in Bielorussia. Dunque, si trova in una posizione estremamente delicata, difficile e scomoda”. “Ma la Chiesa – aggiunge - non è soltanto il Papa o il Patriarca. La Chiesa è: dove due o più sono uniti nel nome di Gesù Cristo. C’è una opinione pubblica anche all’interno della Chiesa che sta maturando e che sta a mio avviso crescendo”.
Il numero dei rifugiati che arrivano in Moldavia, cresce di giorno in giorno. A Chisinau, si guarda con attenzione alla situazione ad Odessa, città a pochi chilometri dalla capitale della Moldavia, dove si teme che da un momento all’altro possa essere attaccata. “Ci stiamo quindi preparando ad accogliere masse di gente che parte da lì e viene qui da noi”. È il vescovo di Chisinau, mons. Cosa, a fare al Sir il punto della situazione
È il popolo della solidarietà. Mentre sul fronte si combatte e sulle città cadono le bombe, mentre la tregua è saltata e l’avvio dei corridoi umanitari è stato rimandato, loro – volontari, operatori, suore e religiosi – non cessano di lavorare, prendendosi cura delle persone in cerca di un rifugio, distribuendo cibo e soprattutto medicinali, assistendo gli sfollati e aiutando donne e bambini ad evacuare dalle città più pericolose. Nel suo ultimo Report, Caritas Spes Ucraina fa sapere di aver assistito nell’ultimo periodo più di 2.465 persone, tra cui più di 830 bambini.