Patrizia Caiffa

Patrizia Caiffa

Terremoto in Turchia e Siria: Longo (Caritas), “è stato un mese difficile e duro ma sarà motore di cambiamento”. Il bilancio degli aiuti

“È stato un mese difficile e duro. Questa sofferenza e questa tragedia hanno toccato personalmente tutto il nostro personale. Alcuni di noi hanno perso le loro case, i loro amici, le loro chiese, altri dormono ancora nelle loro auto. Tuttavia, ogni giorno abbiamo continuiamo a trarre forza da questo dolore e ad usarlo come un motore di cambiamento. Un cambiamento in cui crediamo e che è alla base della missione della Caritas, per aiutare sempre gli ultimi e i dimenticati anche in questa tragedia”.

Il contributo del Terzo settore per migliorare il welfare italiano. Pallucchi (Forum) e Pagniello (Caritas), “pronti al dialogo”

Con l'arrivo dei fondi del Pnrr le realtà del Terzo settore possono offrire un grande contributo per migliorare il welfare italiano, perché conoscono bene il territorio e i bisogni delle persone più fragili. Per questo è auspicabile il loro coinvolgimento nel dialogo e confronto costante con il governo. La disponibilità c'è, come sempre. Lo confermano al Sir Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo settore e don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana.

Terremoto in Turchia e Siria. Sadredin (Caritas Anatolia): “Accolti 75 sfollati nell’episcopio. Siamo senza acqua, luce e riscaldamento”

Parla al Sir da Iskenderun, in Turchia, John Farhad Sadredin, direttore di Caritas Anatolia. Da ieri hanno iniziato ad accogliere gli sfollati nelle stanze dell'episcopio che si sono salvate dalla distruzione, al contrario della cattedrale. Ora chiederanno alle autorità locali il permesso di distribuire cibo caldo e coperte in due zone della città. Qui la comunità cattolica è piccolissima, nemmeno 120 persone. Ma gli aiuti vengono forniti indistintamente a tutti.

Nella rete anti-tratta anche 15 giovani da tutto il mondo. Una settimana di iniziative

Oggi si celebra la IX edizione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, voluta da Papa Francesco nel 2015. Per l'occasione la rete delle religiose Thalitha Kum che riunisce oltre 3.000 suore, amici e partner ha coordinato l'evento che coinvolge tante organizzazioni e riunito a Roma decine di partecipanti, tra cui 15 giovani da tutto il mondo. Stamattina hanno incontrato in udienza Papa Francesco. Tante le iniziative, tra cui una maratona di preghiera on line, flash mob contro la tratta, sensibilizzazione sui social e un appello finale. Le testimonianze di alcuni giovani partecipanti, impegnati in prima linea nella lotta alla tratta di persone nei rispettivi Paesi

Il vescovo Carlassare (Rumbek): “9 giorni di cammino con 60 giovani per incontrare il Papa a Juba”

Dopo l'incontro di stamattina con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate e i seminaristi presso la cattedrale di Santa Teresa, Papa Francesco saluterà anche i giovani pellegrini giunti a piedi a Juba dalla diocesi di Rumbek insieme al loro vescovo, monsignor Christian Carlassare. Il missionario comboniano racconta al Sir questi 9 giorni di cammino e descrive le sue speranze per il Sud Sudan

Don Piumatti (missionario per 50 anni nel Nord Kivu), “schiacciati dalla presenza opprimente dei gruppi armati. A Goma non arriva cibo”

Mentre il Papa è a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, dove resterà fino al 3 febbraio prima di partire per il Sud Sudan, nel Nord Kivu continua la violenza dei gruppi armati, che causano instabilità e insicurezza nella regione per il controllo delle risorse. Ogni settimana muoiono decine di persone durante attacchi sulle strade. La popolazione si fa giustizia da sé quando sospetta implicazioni. A Goma, al centro del conflitto, in questi giorni c'è molta paura perché le due arterie principali che portano alla città sono state bloccate dal movimento M23. La popolazione rischia di morire di fame per mancanza di rifornimenti. Lo racconta al Sir don Giovanni Piumatti, missionario fidei donum della diocesi di Pinerolo che ha vissuto 50 anni nei villaggi di Lukanga e Muganga, nella diocesi di Butembo-Beni.

R.D. Congo. Mons. Abeli Muhoya Mutchapa (vescovo di Kindu): “Paese vittima di interessi internazionali per il saccheggio delle risorse”

Inizia oggi il 40° viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco che lo porterà nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan fino al 5 febbraio. Prima di prendere l'aereo il Papa ha sostato all'aeroporto di Fiumicino davanti al Monumento ai Caduti di Kindu,  i 13 aviatori italiani uccisi in Congo l’11 novembre 1961. Alle vittime di quel sanguinoso eccidio e a tutti coloro che hanno perso la vita partecipando a missioni umanitarie e di pace, Papa Francesco ha dedicato una preghiera. Al Sir è giunto un intervento del vescovo di Kindu monsignor François Abeli Muhoya Mutchapa, che denuncia l'attuale situazione nel Paese africano e avanza una serie di proposte per la pace e lo sviluppo

R.D. Congo, a quando la pace? Le richieste di 107 organizzazioni della società civile italiana e una lettera al Papa

A pochi giorni dalla visita apostolica di Papa Francesco nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan dal 31 gennaio al 5 febbraio, 107 organizzazioni della società civile italiana (tra cui reti pacifiste, missionari, parrocchie, Caritas diocesane, Ong) chiedono di riportare l'attenzione sul conflitto nell'Est del Paese che dura da 30 anni, sulle cause e le responsabilità: lo sfruttamento delle risorse minerarie per la tecnologia e gli interessi economici di multinazionali dell'Occidente, Europa compresa. Con tappe precise per la pace, come già indicato nel Rapporto Mapping dell'Onu del 2010 sulle violazioni ai diritti umani.