Un cappellano africano in rianimazione, un paio di vittime nella comunità cattolica filippina a Bergamo, infermieri contagiati, amministrazioni che chiedono l'elenco dei cimiteri non cattolici per seppellire decine di musulmani. Anche se fortunatamente sono ancora pochi i contagi di Covid-19 e le vittime tra gli stranieri, sono tante le situazioni di rischio e difficoltà: i centri di accoglienza, i campi rom, le tendopoli nei campi dove lavorano gli stagionali, i lunaparkisti e i giostrai. Ne parliamo con don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes e don Sergio Gamberoni, della Migrantes di Bergamo
Da Nord a Sud tantissime diocesi e Caritas diocesane stanno mettendo a disposizione strutture religiose, seminari, appartamenti per ospitare medici e infermieri, persone senza dimora, ex detenuti per dare un contributo per l'emergenza socio-sanitaria in corso. Ma per i volontari è difficile operare nel modo tradizionale. L'intervista a don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana.
In Brasile cresce di ora in ora il numero di contagi, anche se il governo centrale tende a minimizzare. I singoli Stati stanno prendendo invece misure restrittive drastiche e anche la Chiesa brasiliana lancia l'appello a rimanere a casa, delegando ai singoli vescovi il fermo alle celebrazioni. Ad oggi le messe sono state sospese in oltre 155 diocesi. Il messaggio del presidente della Conferenza episcopale del Brasile e una testimonianza da Salvador da Bahia
Anche il Sudafrica ha fatto scattare il 16 marzo le misure di prevenzione e sicurezza per contenere il contagio da Covid-19. Il paziente zero è risultato positivo dopo un viaggio in Italia. I numeri sono ancora contenuti perché i tamponi vengono effettuati solo per casi a rischio, ma cresce la paura che il contagio possa diffondersi in maniera sotterranea, soprattutto nelle township
L’85% dei migranti e rifugiati giunti dalla Libia in Italia dal 2014 al 2020 nel periodo che va dal 2014 al 2020 ha subito torture e trattamenti inumani e degradanti; i due terzi sono stati detenuti, quasi la meta ha subito un sequestro o si e trovata vicino alla morte.
La testimonianza, a titolo personale, di Federico Trebbi, 43 anni, bolognese, operatore socio-sanitario nella Fondazione I.P.S Cardinal Giorgio Gusmini onlus, con sede a Vertova, paesino di 5000 abitanti, in Val Seriana a 10 km da Alzano e Nembro, tra i paesi con il più alto numero di contagi. La struttura accoglie 250 pazienti: anziani, malati terminali, pazienti con gravi patologie cerebrali e malati di Sla
Volontari a disposizione degli anziani e delle persone sole chiuse in casa, infermieri di parrocchia, "lunch box" anziché pranzi alle mense per i poveri, letti nei dormitori a distanza di sicurezza. Non si fermano i servizi delle Caritas diocesane per le persone in difficoltà, ma si adattano ai provvedimenti governativi per fare fronte all'emergenza coronavirus. Mancano però i volontari, perché il servizio civile è stato sospeso. Don Andrea La Regina, di Caritas italiana, lancia un appello: "Giovani, dateci una mano"
Come altre organizzazioni umanitarie Medici senza frontiere, presente nell'isola di Lesbo con una clinica pediatrica vicino al campo di Moira, è stata costretta a chiudere per un paio di giorni la struttura a seguito del clima di tensione. L’ultimo episodio risale a domenica notte: sono stati messi a fuoco i locali di una associazione che si occupa di scolarizzazione di bambini. “Ora abbiamo riaperto con attività ridotte e meno personale. Dalla settimana scorsa stiamo applicando i protocolli di sicurezza che usiamo nei Paesi in guerra”, racconta Maurizio Debanne, di Msf.
“C’è urgente bisogno di una reazione umana alla frontiera tra Grecia e Turchia”: è l’appello lanciato oggi da Caritas Europa, a proposito di quanto sta accadendo al confine europeo, con decine di migliaia di persone migranti che tentano di entrare in Europa, dopo l’apertura delle sue frontiere da parte della Turchia.