“Esorto tutti, affinché le iniziative di recente avviate e quelle da assumere per l’assoluta trasparenza delle attività istituzionali dello Stato vaticano, soprattutto nel campo economico e finanziario, siano sempre ispirate ai principi fondanti della vita ecclesiale e, al tempo stesso, tengano debito conto dei parametri e delle ‘buone pratiche’ correnti a livello internazionale, e appaiano esemplari, come si impone a una realtà quale la Chiesa cattolica”.
"La crisi che stiamo vivendo non è una, ma una rete di crisi interconnesse: ecologica, politica, economica, sociale. Tutto è interconnesso, anche il sociale è ecologico e viceversa. La nostra salute dipende dalla salute dei nostri eco-sistemi, sia naturali che politici". Parla padre Augusto Zampini, segretario aggiunto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e membro della direzione della Commissione vaticana Covid-19, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di Covid-19: "Se il vaccino non è disponibile per tutti, non serve. E anche quando è disponibile, se la gente non lo vuole è inutile". E aggiunge: "Salute e salvezza sono sempre state collegate per i cristiani. Gesù guarisce e salva"
"La Chiesa deve aiutare responsabilmente a combattere il virus e a contrastare le conseguenze della pandemia, che non termineranno con la vittoria sul virus". Così il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna: "La grande sfida è saper trarre oggi le risorse che saranno necessarie domani per la ricostruzione. Il senso di responsabilità reciproca e la solidarietà che serviranno, ad esempio, a sostenere le persone che stanno già perdendo il lavoro e che lo perderanno"
“Il tempo della responsabilità non è terminato. La Chiesa che è in Italia saprà dare un ulteriore segno concreto di prossimità. Con la campagna vaccinale, infatti, abbiamo la possibilità tangibile di fornire un nuovo contributo di carità”.
I vescovi italiani “ricordano con gioia” l’ottavo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco e, in una nota diffusa oggi dalla Presidenza della Cei, scrivono che “il nostro augurio si fa riconoscenza per il dono della Sua parola, arricchita da segni e iniziative che orientano il cammino delle nostre Chiese verso una nuova tappa evangelizzatrice”.
“L’Ateneo ha ricevuto molto ed è chiamato oggi ad affrontare sfide non meno impegnative di quelle iniziali, sia sul versante strettamente accademico con le necessarie innovazioni per la didattica e la ricerca sia per dare pieno sviluppo a quella terza missione che fin dall’inizio ne costituisce l’anima e ne delinea gli obiettivi”.
"Il deserto, la strada e la città" sono i temi attorno a cui si snoderanno gli Esercizi spirituali proposti dall’Ufficio catechistico nazionale, in programma da oggi all'11 marzo in modalità online e accessibili anche nella lingua dei segni. L'iniziativa è rivolta ai catechisti, agli educatori e a quanti sono impegnati nell’annuncio. "I cattolici italiani devono prendere in mano la Bibbia. Non possiamo accontentarci di sentirla leggere, di vederla su una libreria o di partecipare solo alla liturgia", afferma don Dionisio Candido, biblista e responsabile del Settore dell’Apostolato Biblico dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei
A morire sono soprattutto i preti più anziani, con un’età media di 82 anni in linea con quella delle vittime di Covid-19 nella popolazione generale. Ma non sono soltanto i sacerdoti più fragili o ricoverati nelle case di riposo ad andarsene: oltre 40 di loro, infatti, hanno massimo 75 anni (20% del totale), ovvero l’età limite prevista dal Codice di Diritto canonico per svolgere il ministero di parroco. Sono preti attivi che vivono la missione tra la gente (4 hanno meno di 50 anni), partecipando quotidianamente alle vicende del popolo di Dio loro affidato. E anche tra quanti hanno età superiore ai 75 anni, numerosi proseguono in deroga a ottemperare ai compiti ministeriali come parroci o collaboratori parrocchiali
"Dobbiamo incrementare il senso di responsabilità. Il primo controllo non è a livello delle forze dell'ordine, ma di ciascuno di noi. Va esercitato nel vissuto quotidiano: siamo noi cittadini che dobbiamo reciprocamente esercitare un controllo a partire dal senso di responsabilità". È l'appello del vescovo di Brescia all'indomani dell'ordinanza che inserisce la provincia di Brescia in "zona arancione rafforzata"