È la “madre di tutte le riforme”, per usare le parole della stessa Giorgia Meloni, e in effetti gli otto articoli in questione sono potenzialmente destinati a cambiare profondamente gli assetti istituzionali della Repubblica, modificando in pratica la forma di governo disegnata dalla Costituzione del 1948. Per entrare in vigore il testo dovrà essere approvato anche dalla Camera e successivamente, a distanza di almeno tre mesi, ri-approvato da entrambi i rami del Parlamento
"Per contrastare l’astensionismo c’è soltanto una via da percorrere: la politica deve tornare a proporre soluzioni credibili e intorno al confronto tra proposte di questa natura si può creare lo spazio per recuperare la mobilitazione e la partecipazione. Purtroppo, invece, in questa fase si afferma una spinta alla radicalizzazione che è una politica suicida da entrambe le parti". L'analisi di Paolo Pombeni
Alberto Cirio (centro-destra) confermato con largo margine alla presidenza della Regione Piemonte. Nei comuni capoluogo, la competizione per i sindaci vede invece una prevalenza del centro-sinistra, con molte conferme degli uscenti sia in uno schieramento che nell’altro. Questo il quadro di sintesi delle elezioni regionali e comunali che si sono svolte in contemporanea a quelle europee.
L’affluenza alle urne si è fermata al 49,69%, un record negativo nella storia della Repubblica. Chi è andato alle urne ha premiato Fratelli d’Italia, Pd, Forza Italia, Alleanza Verdi Sinistra e ha penalizzato Lega, M5S, Azione e Stati Uniti d’Europa. Per FdI un netto rafforzamento della leadership della Meloni alla guida del governo, per il Pd un chiaro rafforzamento della leadership della Schlein alla guida della principale forza di opposizione.
Prima o poi doveva accadere, in mancanza di un’inversione di tendenza di cui purtroppo non si vedevano neanche i presupposti: i non votanti hanno superato i votanti. Nelle europee del 2019 l’affluenza alle urne era stata del 54,50, proseguendo una lunga scia negativa che però non era mai arrivata alla fatidica soglia della metà degli elettori. Il 49,69% di questa tornata rappresenta proprio questo salto finale.
Urne aperte dalle 15 alle 23 di sabato 8 giugno e dalle 7 alle 23 di domenica 9 giugno, per oltre 47 milioni e 300mila cittadini chiamati a eleggere i 76 membri italiani del Parlamento europeo. Si vota di sabato e domenica perché la “finestra” decisa a livello Ue per le elezioni va dal 6 al 9 giugno e un eventuale voto di lunedì sarebbe risultato fuori tempo massimo. In oltre 3.700 Comuni – corrispondenti a quasi la metà del totale e a circa un terzo degli elettori complessivi – si vota inoltre per eleggere sindaci e consigli e, nel solo Piemonte, anche per scegliere il presidente della Regione e il relativo Consiglio
Il Cdm ha scelto di agire su due piani: un decreto-legge, immediatamente in vigore, e un disegno di legge affidato al Parlamento per gli interventi più strutturali. Ma le risorse, al momento limitate, andranno reperite dal 2025
Oggi la posta in gioco nelle elezioni europee è d’importanza cruciale. E per una volta le ragioni ideali e quelle economiche spingono nella stessa direzione. Inoltre la coincidenza del voto europeo con quello in 3.700 Comuni (oltre che per la Regione Piemonte) ci ricorda che, statistiche alla mano, la partecipazione alle elezioni per il Parlamento di Strasburgo è maggiore in quelle località in cui i seggi si aprono anche per le amministrative. Un effetto-traino sul piano pratico, certo, ma anche la conferma che la democrazia si costruisce dal basso