“Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto. Il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti”.
Bisogna fare attenzione a non confondere la cronaca quotidiana delle tifoserie di partito con la consapevolezza delle dinamiche profonde che sono in atto da tempo.
“Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”.
La grave crisi politica che ha investito il governo è stata riportata all'interno del Parlamento, “parlamentarizzata” come si dice nel gergo delle cronache istituzionali. La situazione che si è determinata è ovviamente il risultato di una fase non breve di tensioni crescenti nella maggioranza, tra i partiti che la compongono e tra alcuni di essi e il presidente del Consiglio. Ma proviamo a ripercorrere gli ultimi, convulsi passaggi che nella giornata cruciale di giovedì 14 luglio hanno portato a questo esito
I tempi della politica dei partiti appaiono piuttosto scanditi dalla scadenza che monopolizza non da ora i pensieri di molti leader: le elezioni che si terranno tra marzo e maggio del prossimo anno.
La legge sulla cittadinanza attualmente in vigore risale al 1992. In trent'anni il mondo è cambiato (più volte) ed è cambiato anche il nostro Paese. La normativa per diventare cittadini italiani è invece rimasta ferma al palo ed è una delle più restrittive in Europa
Si torna parlare di autonomia differenziata (o rafforzata) delle Regioni, cioè di quelle «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» che hanno trovato spazio nell’art. 116 della Costituzione in seguito alla riforma del 2001.
Da un'analisi sintetica dei dati emerge che oltre alle caratteristiche personali dei candidati, sempre molto rilevanti sul territorio, ha giocato un ruolo decisivo la capacità degli schieramenti di presentarsi agli elettori in modo unitario. Si conferma che sia il centro-sinistra che il centro-destra vincono quando riescono a realizzare una convergenza di elettorati che in alcuni casi può anche prescindere da alleanze formali tra partiti. Resta sullo sfondo la grande questione dell'astensionismo su cui le forze politiche nazionali devono riflettere tenendo anche conto del risultato molto significativo dei candidati delle liste civiche