“Il 10 marzo di un anno fa l'Italia si chiudeva diventando per la prima volta una grande zona rossa...”. È lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, a ricordare quella data. Il videomessaggio per la conferenza “Verso una strategia sulla parità di genere”, in occasione della festa della donna, diventa anche l'occasione per tornare a parlare agli italiani alla vigilia di una nuova stretta contro la pandemia, mentre le statistiche segnalano che il numero delle persone morte per Covid ha superato la terribile quota centomila. Oggi come allora, nella continuità delle istituzioni democratiche al di là dei mutamenti politici, le parole del premier sono un richiamo all'unità e un appello al contributo di tutti.
Nel dibattito politico si riaffaccia il tema delle riforme istituzionali e i motivi si possono ricondurre soprattutto a tre filoni. Come ha ricordato lo stesso premier Draghi nel suo discorso programmatico, quello da lui presieduto è il terzo governo della legislatura iniziata nel marzo 2018. E' l'ennesima conferma di un problema di stabilità dell'esecutivo che con alterne vicende (finché esistevano partiti forti e strutturati il sistema aveva una sua continuità di fondo) accompagna sin dagli inizi la vita della Repubblica. Un secondo filone è incentrato sulla necessità di introdurre, come promesso dai sostenitori della riforma confermata con referendum, alcuni correttivi per riequilibrare il sistema dopo il taglio drastico dei parlamentari, che diventerà operativo con la prossima legislatura (dal 2023, se non ci saranno scioglimenti anticipati). Il terzo spunto chiama in causa la straordinaria opportunità offerta da una fase politica in cui il governo è sostenuto da un arco di forze che rappresenta quasi tutto il Parlamento.
“Il legislatore regionale, anche se dotato di autonomia speciale, non può invadere con una sua propria disciplina una materia avente ad oggetto la pandemia da Covid-19, diffusa a livello globale e perciò affidata interamente alla competenza esclusiva dello Stato, a titolo di profilassi internazionale”. La Corte costituzionale, chiamata ad esprimersi su una legge della Valle d'Aosta, mette in chiaro un importante principio che tocca uno dei punti più delicati del rapporto fra istituzioni nella stagione della pandemia. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane
Dopo la fiducia dei due rami del Parlamento, il governo Draghi inizia la sua navigazione in mare aperto. Oggi è in programma anche il primo appuntamento ufficiale a livello internazionale, con la partecipazione del neo-premier alla riunione dei leader del G7, ma soprattutto urgono decisioni operative a strettissimo giro, a cominciare da quelle relative al contrasto della pandemia. È una sfida che accompagnerà ogni passo del nuovo governo: compiere scelte da cui dipenderà il futuro delle giovani generazioni (a cui lasciare “un buon pianeta, non solo una buona moneta”) e allo stesso tempo fronteggiare giorno per giorno il virus e le sue conseguenze
In questa fase della vita del Paese c'è bisogno di unire le forze per fronteggiare un'emergenza che ha almeno tre facce: sanitaria, sociale ed economica.
Ogni governo che si costituisce diventa sempre un governo del Parlamento perché è lì che trova la sua legittimazione democratica attraverso la “fiducia”.