Stefano De Martis

Stefano De Martis

Referendum. Onida (Presidente emerito Corte costituzionale): “Voto sì. Non si tratta di una riforma così divisiva come viene presentata”

“Non si tratta di una riforma così divisiva come viene presentata. Non mette in gioco valori fondamentali, non stravolge gli equilibri costituzionali”. Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, si è pubblicamente espresso a favore del Sì nel referendum sulla riforma che prevede la riduzione del numero dei parlamentari. Ma tiene a sottolineare che non condivide il clima di contrapposizione esasperata che si è creato tra i sostenitori delle due diverse opzioni. E auspica che si vada verso una nuova legge di tipo proporzionale.

Il settembre della politica italiana tra ripartenza della scuola e scadenza elettorale

Sullo sfondo di tutto – o in primo piano, a seconda del punto di osservazione – c'è la questione dell'andamento dei contagi che condiziona qualsiasi operazione e progetto si intenda mettere in campo. Dall'altra parte, incombe una scadenza elettorale che coinvolge potenzialmente tutti i cittadini, chiamati a votare per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, con un doppio appuntamento (e in alcuni casi triplo, laddove si vota anche per i Comuni) nelle Regioni in cui si eleggono i cosiddetti “governatori”

Decreto agosto: prevale ancora la logica dei provvedimenti tampone

Di fatto, è la terza manovra economica dall'inizio dell'anno, dopo quelle di aprile e di maggio. Il “decreto agosto” mobilita gli altri 25 miliardi di deficit autorizzati dal Parlamento con il voto a maggioranza assoluta sullo scostamento di bilancio. E il conto totale viaggia ormai intorno ai 100 miliardi di euro messi in campo per fronteggiare le conseguenze della pandemia. Nel decreto ci sono elementi tendenzialmente più strategici, come la fiscalità agevolata per le imprese meridionali (sgravio del 30% sui contributi previdenziali), ma lo spirito di fondo è quello di evitare che dopo l'estate la scadenza simultanea delle misure di protezione avviate nei mesi scorsi possa rendere insostenibile la situazione, soprattutto sul versante del lavoro.

Open Arms: il Senato autorizza il processo a Matteo Salvini. Si chiude una settimana ad alto rischio per il Governo

Tra martedì e mercoledì le Camere hanno dato il via libera alla proroga dello stato d'emergenza, prolungato fino al 15 ottobre con deliberazione del Consiglio dei ministri. Le risoluzioni approvate, presentate dalle stesse forze di maggioranza, hanno fissato una serie di criteri che circoscrivono l'ampiezza del provvedimento e impegnano il governo al sistematico coinvolgimento del Parlamento. Del resto, se le ragioni dell'emergenza sono ancora obiettivamente attive – soprattutto se si guarda al contesto internazionale – la situazione consente di individuare procedure meno convulse rispetto alla prima fase della pandemia

È il momento della collaborazione responsabile

Da un lato il successo del negoziato europeo che apre prospettive inedite e irripetibili per il nostro Paese e per tutta l'Unione. Dall'altro i dati drammatici sull'occupazione – flagellata dagli effetti della pandemia – che l'Istat continua a snocciolare nell'assolvimento del suo compito istituzionale. Oggi la politica italiana si trova all'interno di questi due poli ed è chiamata a dare risposte all'altezza della sfida. Intanto, internamente, in Parlamento incombono votazioni importanti.

Assegno unico: la Camera approva il disegno di legge. Ecco cosa prevede

Il provvedimento viene da lontano. Il Forum delle associazioni familiari si batte per l'assegno unico da anni, con una tenacia che non è mai venuta meno di fronte ai continui rinvii e alle promesse non mantenute. Adesso la misura viene a inserirsi nella strategia complessiva che il Governo ha recentemente elaborato nel cosiddetto Family Act, di cui l'assegno rappresenta uno dei pilastri principali. Ma in sede parlamentare c'è stato il concorso di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, e questo clima collaborativo induce a ipotizzare che il definitivo passaggio in Senato possa essere rapido e positivo. Dopo di che l'esecutivo avrà dodici mesi di tempo per esercitare la delega ricevuta dalle Camere, che hanno anche fissato i criteri a cui i decreti legislativi di attuazione dovranno attenersi