È davvero un piacere dover iniziare una giornata così, dopo aver acceso il telefonino! Lo stupore diventa angoscia se le chiamate da numeri non memorizzati continuano fino a sera. Anche dieci, quindici “chiamate sospette” al giorno, che ti obbligano a controllare chi ti chiama e devi bloccare. Quasi un lavoro per chi lavora con il telefono, col rischio di stoppare anche chi ti chiama seriamente. Parlo qui di un fiume di chiamate che ha tracimato, invadendo ogni spazio privato del cittadino che si è trasformato in stalkeraggio di Stato oltre che di rete. Intanto, mentre scrivo ecco suonare nuovamente il telefono: «Pronto. È il signor Antonio…», e via con il rosario. Se a questo siamo arrivati è perché hanno aperto le porte della stalla. E dire che esiste da anni il Registro pubblico delle opposizioni del Ministero delle imprese, a cui sono iscritto, ma che è stato abbondantemente superato dallo strapotere delle multinazionali telefoniche che in barba alle leggi europee sono promotrici di truffe, furti di identità e dati sensibili, commercio di numeri telefonici privati. Quanto basterebbe per portare al banco degli imputati le lobby telefoniche che impunemente fanno affari ai nostro danno. Siamo passati dai barbari antichi alle barbarie telefoniche moderne, dove lo Stato italiano a suon di spot televisivi si fa promotore della privacy del cittadino, mentre poi lascia liberi i call center internazionali di violentare la libertà e tranquillità dei cittadini. Se ciò accade, è grazie alle coperture di Stato (collusione e concussione), e ai sostegni devoluti alla stessa politica dalle compagnie telefoniche. Siamo arrivati alla frutta. Anzi, all’anarchia telefonica, che è quotidiana violenza sul cittadino. Vergogna!